Elementary è una serie televisiva americana di genere poliziesco (CBS, 2012 – 2019), ideata da Rob Doherty, che è anche produttore esecutivo e showrunner, per la durata di 7 stagioni con un totale di 154 episodi. In Italia è presente nel catalogo di Sky.
La serie è la trasposizione ai giorni nostri delle avventure di Sherlock Holmes (Jonny Lee Miller) e di un Watson – Joan – al femminile (Lucy Liu), nella città di New York. Il celebre investigatore privato è ora un consulente inglese per la polizia di N.Y. – dopo esserlo stato per anni per Scotland Yard. Appena uscito da un centro di riabilitazione per disintossicarsi dall’eroina, il ricchissimo padre Morland (John Noble, Fringe) ha imposto al figlio la presenza di un’assistente professionista post riabilitazione – Joan Watson, per l’appunto – ex chirurgo.
A completare il quadro dei personaggi ricorrenti ad ogni puntata vi sono Thomas Gregson (Aidan Quinn), capitano del N.Y.C.P.D. (in alcuni romanzi di Conan Doyle compariva l’ispettore Tobias Gregson) e il giovane detective Marcus Bell (Jon Michael Hill).
Elementary: New Holmes, New Watson, New York
Elementary esce un paio di anni dopo il britannico Sherlock, felice rilettura seriale di Holmes. Concomitanza penalizzante, nonostante si tratti di show completamente diversi, nelle intenzioni come nella realizzazione.
Sherlock cerca infatti di riproporre – in patria e attualizzandone meccanismi e ambientazione – il mito del detective per antonomasia.
Elementary invece cerca una trasfigurazione totale del protagonista e dei suoi comprimari, a partire dalla scelta di New York. New Holmes, New Watson, New York è non a caso una delle logline che si vedono comparire sulle locandine della serie.
New Holmes: quello che in Conan Doyle appare come sporadico rimedio alla noia, all’epoca casomai vissuto come stravagante e vizioso passatempo delle classi sociali abbienti – intendo le iniezioni di cocaina – diviene in Elementary, dopo essersi trasformato in dipendenza da eroina, il vergognoso passato di Sherlock. Questo tema non è un abbellimento romantico della sua personalità ma un vero e proprio leit motiv. Che ci guida, soprattutto nelle prime stagioni, lungo il percorso di riscatto esistenziale del nostro e attraverso le insidie del suo megalomane egotismo. L’abisso più oscuro con il quale dovrà fare i conti, a differenza del personaggio romanzesco. Essendo fuori discussione la prodigiosa eccezionalità della sua intelligenza, questo Sherlock Holmes dovrà poco a poco accettare che ciò non lo rende così speciale, come aveva sempre creduto, né tantomeno superiore agli altri.
Lucy Liu, la Watson di Elementary
New Watson: ecco quindi la presenza di Joan Watson. Inizialmente intollerata guardiana della sobrietà di Holmes, ben presto indispensabile partner con cui condividere l’estrema eccitazione data dallo svolgersi di un indagine (in lui sostitutivo della droga), allieva prediletta a cui insegnare le sue tecniche e i suoi metodi d’indagine, e infine socia investigativa al cinquanta per cento.
Un percorso assai dissimile dalla funzione che il dottor Watson aveva per Holmes, tanto nei romanzi di Doyle quanto nella rilettura seriale britannica Sherlock interpretata da Benedict Cumberbatch (Holmes) e Martin Freeman (Watson). Il personaggio di Freeman è molto più complesso e sfaccettato dell’originale. Eppure, in presenza del suo amico detective, è sempre e solo destinato a fare la figura dell’idiota.
Un po’ come nei romanzi, dove ancora risuona paradossalmente l’eco di ‘Elementary!’ (Elementare, Watson!) a testimonianza dello squilibrato rapporto tra i due. Paradossalmente, perché nei libri in realtà non ve n’è traccia. Quella particolare locuzione è un’invenzione nata in qualche successivo riadattamento, ma che ebbe subito una fortunata diffusione popolare.
Il personaggio di Lucy Liu (val la pena sottolineare che è una donna di origini asiatiche, a conferma della multiculturalità etnica americana) è invece troppo in gamba per limitarsi a fare da spettatrice. E troppo in gamba per dare vita a quello scontato connubio maschio-femmina destinato a diventare amore, o giù di lì. In Elementary Sherlock e Joan sono sempre e solo amici, soci, colleghi.
Jonny Lee Miller: folletto savant e pagliaccio tragico
L’unico vero amore di Holmes (che per il resto, pur trovando il sesso ripugnante, lo pratica per i benefici che le endorfine portano al suo sistema deduttivo) è, ed è stato – in questo universo di trasfigurazioni e rovesciamenti – Moriarty, ovvero il suo storico arcinemico, che è qui una donna, alias Irene Adler (Natalie Dormer). L’unica persona che, proprio in virtù dell’amore, è riuscita ad ingannarlo.
E anche questo, assieme al difficile rapporto che ha con il padre, uomo misterioso, moralmente inafferrabile, e il raffinato e sfuggente fratello Mycroft (Rhys Ifans), ci riporta all’originale contraddizione del nostro Sherlock. Uomo dall’intelligenza sovrumana e al contempo essere fragile e vulnerabile, perennemente a rischio di autodistruzione.
L’interpretazione di Jonny Lee Miller è grandiosa. Folletto savant capace di autoesaltarsi solo nella misura in cui può mostrare le sue abilità fuori dal comune ad un pubblico prescelto, ovvero Joan Watson; instancabile e consapevole pagliaccio tragico, con momenti di struggente debolezza confessata – sempre a Joan Watson. In antipatia a tutti o quasi, eccetto quelle pochissime persone che deciderà di far entrare nella sua vita, essendosi guadagnate in qualche modo la sua inestimabile stima…
Tutto il resto è sempre e soltanto una detective story più o meno divertente. Con il colpevole che alla fine viene sempre acciuffato. Ma come ho fin qui cercato di raccontare, non è questa la parte interessante.
The woods are lovely, dark and deep
but I have promises to keep
and miles to go before I sleep…
Questi sono versi di Robert Frost che Joan Watson farà incorniciare e darà al nostro Sherlock Holmes in regalo, alla fine di un episodio.
Ecco, questa è la parte importante.
Di alcune diverse incarnazioni televisive recenti di Holmes abbiamo parlato in questa puntata del podcast!
Holmes e dintorni: Gli Irregolari di Baker Street vs. Sherlock
Leggi anche la nostra riflessione sulla crisi contemporanea del detective classico.