Le versioni di Dune
L’universo mondo, anzi l’universo tout court, è eccitatissimo perché è tornato Dune. Il kolossal dell’anno (anzi del triennio vista la sua strutturazione in due parti). Con il suo portato di promozione, analisi minuziose dei fan, entusiasmo e occasionali polemiche.
Al doppio film e al suo rapporto con i romanzi di Herbert abbiamo dedicato questa analisi. Ma anche un’appassionata discussione in questa puntata del podcast di Mondoserie.
Nel settembre 2021, quando il regista Denis Villeneuve lo portò con un certo coraggio al Festival di Venezia, tutta la stampa era in sollucchero. La conferenza stampa stipata delle star del cast – da Timothée Chalamet a Javier Bardem, dall’immancabile Josh Brolin alla bellissima e non ancora sufficientemente apprezzata Rebecca Ferguson – è stata intensa, e con una domanda che è stata posta immediatamente al protagonista: aveva guardato il primo Dune? Vi si era ispirato?
Le versioni di Dune. 1984: David Lynch
La risposta non ha importanza, perché la domanda ha mostrato subito l’elefante nella stanza.
E cioè, il primo Dune (1984), la mitica produzione di Dino De Laurentiis con David Lynch alla regia, e un manipolo di attori di assortimento eccezionale: Sting e Silvana Mangano insieme, più gli attori feticcio linciani Jack Nance e Kyle MacLachlan, Patrick Stewart, la nana da oscar Linda Hunt, lo zio di George Clooney José Ferrer che fa l’imperatore galattico.
Sullo strano spirito di quelle riprese, effettuate in Messico, è emerso di recente uno strano documento video. Un backstage girato da una dei protagonisti, la bellissima – e difficilissima, in contrasto instabile con l’apparato hollywoodiano tutto – Sean Young, che lo ha piazzato nel suo stranissimo, amatorialissimo canale YouTube chiamato significativamente msPARIAH.
Di fatto, proclamiamo subito che qui si ama il Dune del Lynch, anche se questi pone in ogni intervista l’argomento off-limits.
Non siamo in grado di dare una risposta definitiva su quante versioni ne esistano (quella da due ore? Quella da quattro ore?) tuttavia non possiamo qui non mettere il risalto che in tutto il tran-tran filologico attorno al nuovo Dune, ci si è dimenticati completamente di citare lo sforzo più notevole di trasposizione del romanzo di Frank Herbert: la serie TV.
Le versioni di Dune. 2000: la miniserie tv
Perché, ebbene sì, esiste una miniserie in tre puntate chiamata in italiano Dune – Il destino dell’universo.
Nell’anno 2000 il regista e sceneggiatore John Harrison, cultore convinto della saga, trovò il modo di allestire una produzione che fosse fedele al libro, dando molto più spazio alla ridda di personaggi anche secondari.
Gli attori sono tutti sconosciuti – in parte sono cechi, perché le riprese vennero effettuate a Praga per la TV via cavo USA Sci-Fi Channel – con l’eccezione di William Hurt (il duca Leto Atreides) e Giancarlo Giannini (l’imperatore Shaddam IV).
Il colpaccio, sulla carta, era la direzione della fotografia: niente di meno che il premio oscar Vittorio Storaro, che pretese che le sabbie del pianeta Arrakis non fossero digitalizzate ma ricreate in grandi fondali dipinti alti 10 metri e lunghi 75. Non che ci avesse torto: gli effetti digitali della serie sono terribili a guardarli oggi, ma lo erano in realtà anche venti anni fa. Un altro premio Oscar, Theodor Pistek (premiato per Amadeus di Milos Forman) ha fornito i costumi, che si discostano nettamente per fantasia e colore da quelli immaginati nel fallito kolossal di Lynch.
Vi è certamente qualche licenza nell’adattamento: il romanzo di Herbert inizia con il protagonista Paul Atreides che ha 15 anni e nel corso della storia arriva a 18 – Harrison ha invecchiato il personaggio fino all’età adulta. Vi è poi un intenso sub-plot riguardante il casato imperiale dei Corrino con la figlia dell’Imperatore principessa Irulan, destinata a diventare moglie di facciata del futuro Imperatore Paul Atreides. Sviluppato poi nel seguito del 2003, I figli di Dune, traduzione in immagini di due successivi romanzi di Herbert appartenenti alla vasta saga.
La miniserie del 2000 è stata nominata per tre Primetime Emmy Awards nel 2001, per il montaggio sonoro, per la fotografia e per gli effetti speciali visivi per una miniserie, vincendo nelle ultime due categorie. Per quanto firmate, si tratta di esperienze visuali ad oggi invecchiatissime.
Come notò qualche critico all’epoca, le vette di spettacolo visivo cui Lynch era pure riuscito ad attingere qui mancano. Questioni di tecnologia, questioni di budget, di volontà – non lo sappiamo.
Qui sotto, una comparazione di alcune scene delle tre versioni: il nuovo Dune di Villeneuve (2021), quello di Lynch (1984), la miniserie (2000):
Il folle e leggendario Dune mai realizzato di Jodorowsky
Tuttavia riguardando certi costumi strampalati, e quei cromatismi intensi, non possiamo non pensare al più grande Dune mai realizzato – nel senso che non è stato realizzato mai! – e cioè quello di Alejandro Jodorowsky.
La storia circolava nel mondo del fumetto d’autore, perché riportata in un’edizione dei fumetti dell’immortale artista della nuvola Jean Giraud – Moebius.
Jodorowsky a metà degli anni Settanta era all’apice del successo dopo aver centrato dei film bizzarrissimi e indipendenti come El Topo e La montagna sacra. A Hollywood ricordavano questo tizio che entrava negli uffici dei produttori vestito in modo impeccabile, per poi estrarre dalla tasca una sigaretta esotica e fumarla gustosamente.
Una notte, a Jodorowski una voce disse che doveva correre a leggere Dune: lui si precipitò fuori da una libreria, e attesa l’apertura come un alcolizzato fuori dal bar di primo mattino. Letto il romanzo, stabilì che doveva farne un film della durata di 14 ore, la cui sceneggiatura «aveva le dimensioni di un elenco telefonico».
Trovò un produttore che gli avrebbe dato corda – tanta corda. Cominciò a imbastire un progetto miliardario, assurdo, incredibile – di fatto, la prima vera space opera della storia del cinema. Mick Jagger, Orson Welles, Gloria Swanson, David Carradine, Amanda Lear erano della partita. Per la musica erano pronti i Pink Floyd. Per il ruolo dell’imperatore chiese a Salvador Dalì, che chiedeva la cifra di un milione di dollari l’ora, perché il grande Dalì non si fa pagare di meno. La produzione accettò (!), consentendo all’artista spagnuolo pure di disegnarsi la scenografia del suo trono, costituito da due delfini-water (Dalì, racconta Jodorowsky, riteneva di cattivo gusto mischiare la pipì e la popò).
Soprattutto, per visualizzare il film Jodorowsky assunse Moebius, che compilò un incredibile storyboard, che per anni è stato poco più che una leggenda. Una sorta di Santo Graal della fantascienza, un librone in copia unica in grado di cambiare per sempre la cinematografia mondiale – pur senza essere poi realizzato in un film. Secondo Jodorowsky, il non-film influenzò per direttissima Guerre Stellari, Flash Gordon e tutta la serie di Alien (dove lavorò parte del team assoldato dall’ebreo cileno: oltre a Giraud, anche l’artista Hans Rudi Giger e l’uomo degli effetti speciali Steve O’Bannon).
Prepararsi alla visione del Dune di Villeneuve con le versioni precedenti
Ora, questa storia ve l’abbiamo raccontata perché, se vi state preparando alla visione del filmone al cinema, sarebbe d’uopo guardarsi le altre versioni di Dune: oltre al film di Lynch e alla serie TV (che tuttora sussiste in qualche versione DVD-Blue Ray europea), il documentario Jodorowsky’s Dune, che racconta tutta la vicenda e – finalmente – lascia vedere qualche pagina di quello storyboard delle meraviglie.
Nel documentario, oltre ad Amanda Lear e allo scomparso Giger (un tempo imperatore-dio di tatuatori e grafici da aerografo) vi sono le confessioni di registi di culto come Richard Stanley e Nicolas Winding Refn, che prima di altri avevano compreso la portata del Dune di Jodorowsky.
Dicono che le tematiche ambientali e antropologiche contenute nel libro di Herbert siano più che mai attuali. Con il racconto del riscatto di un popolo vessato e sfruttato da un impero avanzato, crudele e calcolatore, quando il suo desiderio è solo quello di vivere in pace a contatto con la natura del proprio pianeta, senza invasori, tecnologie troppo avanzate, manipolazioni politiche di potentati opachi.
Una storia perfetta per l’ora presente. No?
Leggi la nostra analisi sulla versione di Villeneuve: Dune
Ascolta la puntata del podcast sull’universo di Dune
In relazione a David Lynch, regista del primo Dune (1984), leggi gli articoli e ascolta le puntate del podcast dello SPECIALE TWIN PEAKS!