Diavoli (Devils) è una serie televisiva in 2 stagioni (2020-22, 18 episodi su Sky e Now) in attesa di una terza. Una produzione italiana, britannica e francese, tratta dall’omonimo romanzo di Guido Maria Brera. Interpreti principali sono il nostro Alessandro Borghi, nei panni del giovane astro della finanza Massimo Ruggero, e Patrick Dempsey, nei panni del mefistofelico Dominic Morgan, mentore di Massimo.
Nella prima stagione l’azione si svolge per lo più a Londra, nella sede del fittizio colosso bancario NYL (New York London Investment Bank), nel 2011.
Morgan è il CEO – l’amministratore delegato – del colosso in questione. Mentre il suo pupillo, candidato al ruolo di vice nonostante la giovane età e la nazionalità italiana, dimostra da anni di essere un mago delle speculazioni. Facendo entrare con disinvoltura centinaia di milioni nelle casse della banca. Dominic gli nega però la promozione, preferendo inspiegabilmente il più anziano e british Edward Stuart. Ma Edward muore in circostanze misteriose, apparentemente suicida.
La polizia sospetta di Ruggero che – sicuro dietro la morte di Edwards si nasconda un complotto finanziario di portata internazionale – vuole a tutti i costi scoprire quale sia la verità. E quale sia il reale ruolo dell’ambiguo Morgan, suo padre putativo. Ad affiancarlo in questa intricata indagine, il suo team all’interno della banca – i Pirati (interpretati da Malachi Kirby, Pia Mechler e Paul Chowdhry) – e gli hacker di Subterranea, un’organizzazione fuorilegge capitanata da Daniel Duval (Lars Mikkelsen), una sorta di carismatico Julian Assange.
La duplice trama di Diavoli
La trama di Diavoli rivela fin dal principio la sua duplice natura. Da una parte l’intreccio thriller più classico – l’omicidio da svelare, inseguimenti vari, l’oscuro passato del protagonista ecc. Dall’altra, il disvelamento dei retroscena squisitamente e diabolicamente speculativi dietro i maggiori avvenimenti politici del nuovo millennio. Ogni episodio è centrato su una crisi di particolare rilievo realmente avvenuta: dallo scandalo Strauss-Kahn alla guerra in Libia, dalla crisi argentina del 2001 a quella dei PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna, le cui economie si trovarono sull’orlo della bancarotta nel 2008).
Scavando sempre più nel torbido della NYL e del suo capo Dominique Morgan, Massimo Ruggero – il più giovane e spregiudicato Head of Trading della City, che per raggiungere la vetta ha sacrificato tutto, famiglia compresa – comprende che i destini del mondo sono governati nell’ombra da veri e propri Diavoli. E deve decidere se vuole farne parte o meno.
Questo è uno degli aspetti forse più naive della serie: è stupefacente che uno squalo del capitalismo finanziario di tal calibro si renda all’improvviso conto che le speculazioni con cui ha fatto guadagnare miliardi di dollari alla sua banca sono state probabilmente eticamente discutibili. Che queste speculazioni sono state pagate con la perdita dei risparmi, del lavoro e della casa da milioni di persone nel mondo. Un altro aspetto indubbiamente naive è la spaventosa semplificazione delle connessioni tra eventi geopolitici e speculazioni finanziarie. Legate in modo un po’ troppo melodrammatico alla vita personale del protagonista (ad esempio al triste destino della sua ex moglie).
Diavoli S2 e la guerra tra Cina e USA
Sullo sfondo, una Londra asettica e fumosa – capitale topica di tante spy story. La sede stessa della NYL è un grattacielo pieno di vetrate che sembra non lasciar mai entrare il sole. Le altre location sono per lo più case ultramilionarie dal lusso minimalista, a ricordarci che questi personaggi muovono più soldi in un giorno di quanti un comune mortale ne arrangi in una vita.
La stagione 1 di Diavoli annaspa quindi tra generico thriller, affrettata introspezione psicologica e pretenzioso quadro finanziario mondiale. Senza nulla togliere all’ottima produzione e alla buona prova attorale, soprattutto di Borghi. E alla sfida narrativa di coniugare crime, attualità e finanza – con tutti i tecnicismi che quest’ultima comporta. Anche se i soliti americani ci avevano già dimostrato che non occorre semplificare un mondo per renderlo digeribile al grande pubblico (vedi Billions, di cui abbiamo parlato qui nel podcast, e in questo articolo proprio in riferimento alla finanza speculativa). Ma questa sembra spesso essere una tara tutta italiana.
Nella stagione 2, Diavoli continua la sua avventura tra cospirazioni, intrighi e manipolazioni, se possibile alzando addirittura il tiro. Il nuovo scenario mette coraggiosamente in campo gli eventi più significativi e traumatici dell’ultimo decennio. La Brexit, l’elezione di Trump e, soprattutto, la pandemia con conseguente lockdown di mezzo mondo.
La nuova guerra politico speculativa è ora quella tra Cina e America per il controllo di milioni di dati personali dei cittadini europei. Anche in questo caso è un omicidio a dare il via ai ripensamenti di Massimo Ruggero, nel frattempo divenuto CEO della NYL al posto di Morgan. Quest’ultimo non è però fuori dai giochi: ha creato un proprio fondo speculativo miliardario e ha iniziato una guerra contro la politica filocinese della sua ex banca.
L’utopia di una finanza etica (nella folle economia generale dei nostri tempi)
Anche questa volta Massimo dovrà capire da che parte stare e se potersi fidare del suo indecifrabile ex mentore. Tra piattaforme social, criptovalute e 5G, si dipana il secondo capitolo di questo giallo pop finanziario, muovendosi con la solita voluta semplificazione – nel bene e nel male – tra realtà e finzione. Oltre ai cinesi, ambigui partner della NYL, fanno la loro comparsa gli oligarchi russi (dipinti come gangster). E, soprattutto, Nadya, giovane talento matematico con la sindrome di Asperger (sorta di Greta Thunberg della finanza?).
Quest’ultima, con i suoi amici virtuali sparsi per il mondo e connessi tramite un’app, rappresenta l’incarnazione della nuova finanza etica che financo Ruggero sogna alla fine per il bene dell’umanità. Una finanza non più manovrata da pochi colossi inumani, ma costituita da centinaia di migliaia o addirittura milioni di piccoli risparmiatori – connessi tra loro attraverso le piattaforme social – le cui azioni speculative coordinate possono avere un grande impatto sul mondo della finanza, e non solo.
Nonostante le troppe ambizioni e semplificazioni di Diavoli, la sfida di mettere in scena gli aspetti più drammatici della nostra storia recente, analizzandoli nella torbida chiave finanziaria, senza perdere di vista i giochi di potere e le relazioni umane, è comunque notevole. Come notevole è infine il risultato produttivo e il confronto con le realtà internazionali. Che la storia sia a tratti superficiale e sgangherata è un aspetto in fondo volutamente trascurabile, nella più folle economia generale dei nostri tempi.
Abbiamo parlato di Billions nel podcast
Billions: il conflitto e le sue (estreme) conseguenze | PODCAST
E qui invece della realtà della finanza mondiale, raccontata da Billions