In Death Note, un brillante studente di liceo giapponese trova casualmente il libro di un dio della morte in grado di ammazzare la gente a distanza. Ne segue lo sconvolgimento della società e la caccia spasmodica all’assassino che tiene in scacco il mondo intero.
La prima cosa da dire è che nessuno sa chi sia davvero l’autore di questa storia. Di Tsugumi Ōba, accreditato come il creatore di Death Note, non si conosce l’identità: come una sorta di Elena Ferrante, ma nel mondo dei manga più maledetti. Forse è una donna, in un’intervista si rivolgono a Ōba con pronomi femminili.
Purtuttavia Death Note (la cui serie originale è del 2006-2007) resta uno dei più grandi anime mai prodotti. Derivato piuttosto fedelmente da un fumetto omonimo, che secondo il Ministero della Cultura di Tokyo – che giustamente dispone e comunica questo tipo di dati – sarebbe il 10° manga migliore della storia.
Alla resa audiovisiva ha lavorato Tetsurō Araki (che poi nel 2013 avrebbe realizzato un altro anime di culto in streaming, L’attacco dei Titani) per lo studio Madhouse (casa di animazione che ha realizzato opere di maestri come Osamu Dezaki, Rintaro, Satoshi Kon.
Son passati gli anni, ma il fascino di questa serie non è diminuito di un fotone.
Trailer della serie anime originale: i sottotitoli sono in spagnolo, ma la qualità delle immagini compensa!
Death Note: un cattivo per protagonista
È stato detto che si tratta di una storia speciale, perché, dicono, manca il cattivo.
O forse il cattivo è il protagonista? Siamo ai tempi di Tony Soprano e di Dexter, tuttavia Light Yagami (scritto e pronunziato in giapponese Raito) è capace di calcoli e cattiverie ben superiori. La sua figura ci spinge, perversamente, a condividere il suo folle progetto di riformulazione del genere umano. Chi commette crimini, chi non si attiene alle regole, viene ucciso all’istante. Questo è il potere del Desu Nōto, un quaderno che egli rinviene per isbaglio in strada. Lo ha perso uno shinigami, parola composta da 死ぬ shinu («morire») e 神 kami («dio»): in pratica uno spirito della morte (simile al «mietitore») che il folclore giapponese conosce dall’era Meiji (1868-1912).
I giapponese sono particolarmente attenti a questi spiriti malvagi: essi infestano i luoghi della morte (dove, per esempio, vi è stata una strage) ma anche i cadaveri freschi. Sono in grado di possedere gli esseri umani o di molestarne la vita fino allo sfinimento, alla malattia mentale, al suicidio. Gli shinigami si attaccano per lo più alle persone cattive; se per caso ti capita di vederne uno devi aspettarti una morte violentissima.
La rappresentazione degli shinigami in Death Note è eccezionale: sono bruttissimi, vestiti tipo da cosplayer, composti da oggetti schifosi. Soprattutto, come avviene per gli dèi di certe mitologie, nella loro dimensione si annoiano pazzamente. Ecco perché Ryuku abbandona volontariamente il Death Note che trova Light: perché trova gli esseri umani tottemo omoshiroi, davvero interessantissimi.
Gli umani sono peggiori degli dèi della morte
Qui c’è un primo ribaltamento: gli dei della morte sono monodimensionali, personaggi sciatti, silenti per lo più, piatti, privi di espressione. I veri demòni della storia sono gli umani – in ispecie il protagonista Raito, di cui Ryuku (in quanto titolare del mortifero quaderno) diventa strambissimo spettatore passivo.
Gli esseri umani sono peggiori degli dèi della morte: il rovesciamento è trasposto simbolicamente dal fatto che lo shinigami sia ghiotto di ringo, cioè mele. È l’umano che gliele fornisce sbadigliosamente, mentre è concentrato sulla vera «mela» consegnatagli dall’alto e che gli consente di essere, nel potere di distribuire la morte, sicut dei.
L’intreccio altro non è che la successione delle manipolazioni di Raito. Egli manipola la famiglia, manipola la polizia, manipola altri possessori di Death Note (come la divetta giapponese Misa Amane, follemente innamorata di lui). Sopra ogni cosa, cerca di manipolare le investigazioni che mirano a scoprire la vera identità di Kira – parola che in giapponese è un nome ma anche la traslitterazione, molto usata come gairaigo (prestito linguistico da altre lingue, come, appunto nōto, dall’inglese note, quaderno), di killer.
Kira è l’entità cui il mondo intero, compreso il presidente USA, deve sottomettersi. È quella forza che uccide i criminali senza processo, infallibilmente, a distanza. Metà della popolazione globale lo acclama. L’altra metà lo ritiene poco democratico.
Alla caccia di Kira si mette L, supergeniale ragazzo in zona Asperger dall’aspetto inquietante. Ma capacissimo, come investigatore migliore del mondo, di trovare la pista giusta, e da lì l’apoteosi e la tragedia.
Su ogni episodio, valanghe di simboli para-cristiani prodotti dallo straniamento giapponese, nichilismo e crudeltà assortite, nonché momenti di comicità godibile assai.
Sonorità e derivati di Death Note
Molti fan ricordano la serie per le musiche, che vanno dal gregoriano al visual kei (genere nipponico di pop estetizzante a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta) e il metalcore della seconda sigla di apertura del gruppo edochiano (=modo arcaizzante e figo per dire «di Tokyo») Maximum the Hormone (bel nome), pezzo particolarmente tonitruante, esaltante per molti. Lo potete ascoltare qui sotto.
Consigliamo sempre la visione in lingua originale, sottotitolata, perché quella dei doppiatori giapponesi è un’arte speciale – detta Seiyū – che va rispettata. Anche perché fornisce significati all’opera che altrimenti vanno perduti: pensiamo alle moine nasali della aidoru Misa Amane, o ai borborigmi inespressivi dello shinigami Ryuku.
Al momento sconsigliamo tutto il live action che ha fatto seguito all’originale Death Note: serie spinoff e lungometraggi giapponesi, e il film americano. Che, prima di atterrare rovinosamente su Netflix, era finito in un interessante development hell (la fase in cui un film è sulla rampa produttiva ma non riesce a uscirne). In cui era stato affidato prima a Shane Black (Predator, Arma Letale) e poi al giovane Adam Wingard (autore della disturbante versione horror del Tartuffe molieriano The Guest).
Serie maledetta?
Aggiungiamo un particolare che non sempre possiamo scrivere delle cose che trattiamo su questo sito. Death Note è incontrovertibilmente una serie «maledetta», anche se pochi lo vogliono ricordare.
Iniziarono a denunciare l’influenza nefasta del manga i genitori cinesi di varie città della Repubblica Popolare: Liaoning, Pechino, Shanghai, le province del Gansu e di Lanzhou. Le autorità pechinesi bandirono Death Note utilizzando leggi contro la superstizione e pure contro le edizioni pirata. Il Ministero della Cultura retto dal Partito Comunista Cinese pose Death Note in una black list di 38 anime e manga proibiti in Cina.
Ma non solo i comunisti odiano l’opera. In New Mexico, USA, proposero di proibire il manga nelle scuole pubbliche.
Dagli Urali all’Australia agli USA delle stragi nelle scuole
A Yekaterinburg, città degli Urali chiamata in tempo sovietico Sverdlosk e nota per essere stata teatro della strage dei Romanov da parte dei Bolscevichi, vi fu un caso più grave. Una bambina di 15 anni si suicidò. I genitori cominciarono una campagna contro Death Note in ogni suo formato, sfociata in un’accorata lettera al presidente della Federazione russa Vladimir Vladimirovič Putin.
In Australia, nel 2009 uno studente tredicenne fu trovato in possesso di un Death Note con nomi e un piano di posizionamento di bombe all’interno dell’istituto scolastico.
La questione diventa più inquietante quando dei veri e propri Death Note sono stati sequestrati nei licei americani, dove la morte, in effetti, è abbastanza di casa: ecco un caso in South Carolina nel 2008, un altro in Alabama nello stesso anno, con l’arresto di due dodicenni. In Oklahoma nel quaderno di due ragazzini furono trovati i nomi di due ragazzi che li avevano trattati male. In Pennsylvania un ragazzino delle medie aveva invece iscritto il nome di Justin Bieber. Sempre nel 2008 a Gig Harbor, nello Stato di Washington, sospesero ed espulsero quattro bambini che avevano un Death Note con segnati già 50 nomi, compreso quello dell’allora presidente George W. Bush.
Come noto, in America, e per buone ragioni che vengono dall’esperienza storica, è proibito per legge il parlare, anche solo per ischerzo, dell’assassino del Presidente.
Imitazioni perverse di Death Note anche in Europa
Tuttavia, il salto di livello si ebbe in Europa, con il caso chiamato dai giornali fiamminghi Mangamoord, l’«omicidio manga». Il 28 settembre 2007, due escursionisti rinvennerono un torso umano e due cosce nel Duden Park, nella città di Saint-Gilles. La polizia in seguito stabilì che i resti umani provenivano da un individuo maschio caucasico. Nessuna identificazione o effetti personali furono riscontrati, tuttavia due pezzi di carta furono notati nelle vicinanze, ambedue con il medesimo messaggio in lettere maiuscole romane: «WATASHI WA KIRA DESS» (sic). Questo è un apparente errore di ortografia della frase giapponese «Watashi wa Kira desu», che significa «Io sono Kira».
La polizia inizialmente ipotizzò si trattasse di uno scherzo degli studenti di medicina, per la precisione quasi chirurgica con cui sono state tagliate le parti del corpo e la tempistica del ritrovamento, che ha coinciso con l’inizio dell’anno scolastico in Belgio. Ma all’università non risultavano sparizioni di cadaveri.
Gli investigatori quindi pensarono all’opera di uno psicopatico, soprattutto perché nella zona vi erano stati cinque omicidi irrisolti di donne nella città belga di Mons-Bergen tra il 1996 e il 1997.
I poliziotti belgi, recentemente noti per l’organizzazione di orge nelle stazioni di polizia durante gli allarmi per il terrorismo islamico, brancolarono nel buio per anni, poi nel 2010 arrestarono quattro persone. Lì per lì furono dati pochi dettagli. La vittima viveva con gli assassini. Si era trattata di una lite perché il povero sventurato aveva rifiutato di andarsene. Una cosa così.
Due, di origine africana, confessarono. Un terzo, sempre africano, durante il processo fuggì in Gabon, ma fu acciuffato dopo un giorno.
Si era trattato di un’assassinio rituale, stile mafia nigeriana? La precisione dei tagli faceva pensare a mani esperte, e all’uso di un freezer. Lo scroto e le cosce del corpo erano stati depilati, per motivi che per ora ignoriamo.
C’è solo una cosa che torna: secondo quanto scrisse il quotidiano belga Le Soir, erano tutti fan di Death Note.
Giudizio: sorprendente e sofisticato. Un pezzo di storia. Qualità altissima, eccelsa. Nonostante sia un prodotto di tre lustri fa, rimane la serie anime da vedere.
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