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Deadloch: uno strano (e divertentissimo) genere di delitti | 5 minuti 1 serie
Deadloch, podcast | Puntata a cura di Untimoteo.
Dalla lontana Tasmania su Prime video arriva una delle serie tv più interessanti di quest’anno: Deadloch, uno strano genere di delitti. In 8 episodi di poco meno di un’ora ciascuno quest’opera regala nuova linfa al genere crime di provincia. E se proprio si deve trovare una definizione a questo esplosivo miscuglio di thriller, satira e commedia si potrebbe dire che Deadloch è una parodia. Nella forma più alta e sofisticata che il genere possa contemplare.
“5 minuti 1 serie” è il format del podcast di Mondoserie che racconta appunto una serie in poco più di cinque minuti (o meno di dieci!). Senza fronzoli, dritti al punto.
Agli antipodi del crime
L’incipit di Deadloch sembra quello tipico delle serie tv basate su misteriosi omicidi in placide cittadine rurali. Ma qui è tutto al contrario. Il cadavere rinvenuto sulle rive del lago non è quello di una tenera e innocente cheerleader, ma di un robusto allenatore di rugby. Così come ad investigare in prima battuta su questo macabro rinvenimento non è l’integerrimo sceriffo di una contea ma la sergente maggiore Dulcie Collins, rappresentante della legge in città, lesbica dichiarata, che si è trasferita dalla metropoli con la compagna veterinaria Kath.
Poi a dare man forte alla nostra protagonista arriva la detective Radcliffe, direttamente da Darwin, l’antitesi esatta del tipico investigatore FBI. Sboccata, casinista, arruffona e pressapochista, la detective Radcliffe è decisa a risolvere il caso in 24 ore per liberarsi alla svelta dall’umiliazione di essere stata spedita in provincia. Insomma, fin dalla prima puntata ci sono tutte le premesse per un crime che ribalta letteralmente tutti i cliché del genere.
Intanto la scia di cadaveri si allunga, colpendo sempre maschi, etero tra i 18 e 70 anni e sempre con la stessa caratteristica di esecuzione: stordimento con un potente anestetico, soffocamento e amputazione della lingua. Di fronte al reale rischio di vedere decimata la popolazione della pur gentrificata cittadina di Deadloch le due poliziotte mettono da parte le divergenze e allargano le indagini a tutta la popolazione. Facendo emergere un ritratto grottesco fatto di dramma e commedia, di paradossi e di frustrazioni sopite.
A Deadloch si muore – anche dal ridere
Deadloch ha il grande merito di dimostrare che non ci sono generi logori, ma solo scritture più o meno felici. Prende uno schema usato da decenni e lo declina tutto al femminile aggiungendo al contempo freschezza e ironia. Quelle che un tempo erano le vittime o i personaggi di contorno ora sono le protagoniste e il risultato è fenomenale.
La detective Radcliffe è una vera e propria bomba a orologeria di trovate comiche – ma non è una macchietta, tutt’altro. Deadloch è il canto delle nevrosi delle donne che devono lottare per mantenere un posto di potere raggiunto con fatica e perennemente minacciato, come la sindaca Rahme. O come la storia di Tammy e Miranda, con la prima che vuole sfondare nel mondo del rugby (maschile) e la seconda che porta la questione del trattamento delle culture autoctone dell’Australia.
Deadloch sa essere feroce, non risparmia nessuno, tanto meno i maschi. I giovani sono in crisi. Gli uomini adulti sono ciechi, persi in un’immagine sempre più sfocata di un machismo ostentato più per paura che per convinzione. I ragazzi woke, aperti e sensibili, si mettono in disparte e supportano le loro compagne e le loro amanti. Sono le fidanzatine svenevoli dei film anni ‘40: figure di contorno, dallo spessore pressoché nullo, ed è interessante vederli declinati al maschile.
Deadloch, insomma, è una serie che va vista. Possiede una scrittura felicissima, un cast strepitoso e vari livelli di lettura. Ha una godibile e intelligente storia poliziesca.
Una serie di spassosissime trovate comiche. Un’intelligente critica sociale.
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