Bodies (Netflix, 2023) è una miniserie britannica in otto episodi di 1h ciascuno a metà tra il thriller e lo sci-fi, creata da Paul Tomalin (sceneggiatore di No Offence e Torchwood) e basata sull’omonima graphic novel del compianto Si Spencer (Dc Vertigo, 2015) – di cui questa è in pratica una versione fedelmente integrale.
L’incipit narrativo è fulminante: lo stesso identico corpo viene trovato a Longharvest Lane, un vicolo nel quartiere di Whitechapel (nell’East End di Londra), da quattro diversi detective dislocati in quattro diverse epoche: 1890, 1941, 2023 e 2053. Il corpo è nudo, con uno strano marchio sul braccio e un foro di proiettile nell’occhio sinistro. Manca però la pallottola all’interno del cranio. Questo l’inizio di un enigma lungo quasi due secoli.
1890: il rispettabile detective Hillinghead (Kyle Soller) viene mandato nella caotica e peccaminosa Whitechapel – la stessa di Jack the Ripper (Jack lo Squartatore) – per occuparsi del cadavere in questione. 1941: in una Londra ancora devastata dalle bombe sganciate dai nazisti, il fascinoso e corrotto detective Whiteman (Jacob Fortune-Lloyd) viene incaricato da una misteriosa voce femminile al telefono di prelevare in segreto lo stesso cadavere. Nel 2023 il sergente di polizia Shahara Hasan (Amaka Okafor), durante una turbolenta manifestazione dell’estrema destra ultranazionalista, insegue un giovane sospetto. Quasi avesse voluto guidarla fino a lì, il giovane scompare proprio nel vicolo di Longharvest Lane, lasciando Shahara alle prese con il nudo cadavere. Nella Londra del futuro il potere è gestito da un regime totalitario guidato dalla mitica figura del carismatico comandante Mannix (Stephen Graham – Taboo, Boardwalk Empire, Peaky Blinders).
Know that you are loved
2053: la giovane detective Maplewood (Shira Haas – Unorthodox) si imbatte nel corpo dell’East End, ma questa volta la vittima non è ancora morta. Di più, quest’uomo ridotto in fin di vita è un brillante docente universitario, Gabriel Defoe (Tom Mothersdale), specializzato in fisica quantistica e – va da sé – paradossi temporali, ma soprattutto ancora vivo, almeno nel presente di Maplewood. La quale finisce fatalmente in Longharvest Lane per un cortocircuito del suo veicolo totalmente automatizzato. Questo strano cortocircuito, che fa saltare le luminarie di Whitechapel, è un evento che ogni volta precede di poco la comparsa o il ritrovamento del corpo di Defoe. Non è che la prima di una serie di paradossali circostanze di cui tutte le indagini sono costellate.
“Know that you are loved” (Ricorda che sei amato) è ad esempio l’enigmatica frase ricorrente con cui i detective si troveranno prima o poi ad avere a che fare. Ed è molto interessante notare come tutti e quattro i protagonisti abbiano in fondo ottime ragioni per voler essere compresi, accettati – amati. Hillinghead – in piena epoca vittoriana – nasconde la propria omosessualità dietro la famiglia e l’irreprensibile carriera in polizia. Whiteman, il cui vero cognome sarebbe Weissman, è un ebreo alle prese con l’antisemitismo al tempo di Hitler. Shahara Hasan è una madre single musulmana nei nostri anni, e non a caso la sua storia comincia durante una manifestazione xenofoba e razzista. Maplewood è disabile: può camminare solo in virtù di una particolare tecnologia del futuro, dispositivo messo però a disposizione soltanto per coloro che accettano Mannix e il suo regime. Un regime la cui massima, continuamente diffusa in tutto il paese, è: “Know that you are loved”.
Bodies e la sua costante [SPOILER]
[INIZIO SPOILER]
Questo è dunque il primo indizio che rende centrale la figura di Elias Mannix. Figura che scopriremo essere presente in tutte le epoche. 15enne confuso e bisognoso d’amore nel 2023. Nel 1890 facoltoso massone di mezza età, con il nome di Sir Julian Harker, che tiene con la madre sedute spiritiche per l’alta società. E con lo stesso nome e cognome, ormai quasi centenario, nel 1941… Know that you are loved.
Il mistero di questa continua presenza si affianca a quello di un culto esoterico apocalittico che coinvolge moltissimi adepti apparentemente insospettabili, in una cospirazione lunga più di 150 anni. E ad un devastante attacco terroristico – l’esplosione di un ordigno nucleare – destinato a causare centinaia di migliaia di morti. Questa sorta di spartiacque escatologico, che separa nettamente il presente dal futuro, avviene nella Londra del 2023. Ovvero quella di Shahara Hasan. Lei trascorrerà il resto della sua esistenza nell’impossibile tentativo di riportare in vita il figlio di 8 anni, morto in conseguenza proprio di quel terribile attentato. La storia di Hillinghead culmina nel suo stesso sacrificio per amore di un giovane fotografo. Whiteman si sacrifica invece per una piccola trovatella yiddish a cui si è affezionato. E la storia d’amore della giovane Maplewood si sublima in quel biglietto – catch me, if you can (prendimi se puoi) – che lui le lascia subito prima di svanire nel futuro…
Per quanto assurdamente diverse possano essere le rispettive situazioni, i 4 protagonisti, a differenza di Elias Mannix – ossessionato dalla volontà di essere amato, tanto da immortalare l’idea in un mantra massonico lungo più di 150 anni – sanno amare. E proprio per questo, a differenza di Sir Harker, conoscono il valore del sacrificio.
[FINE SPOILER]
Le barriere del tempo
Non ci sono buoni o cattivi in Bodies: Mannix / Harker (teoricamente il villain) attraversa tutte le suddette epoche nella convinzione di trasformare il mondo per il meglio. Convinzione con cui letteralmente infetta la mente di decine e decine di persone, pronte a fare di tutto per la riuscita del piano. Un piano che, come in Dark sovrapponendo costantemente le linee temporali, dà vita ad un’impensabile e contraddittoria genealogia.
[INIZIO SPOILER]
Per comunicare con il se stesso del futuro, ovvero il giovane Elias, il vecchio Harker incide alcuni dischi. In verità ne incide parecchi, dedicati a questa o quella persona, di volta in volta fondamentali per la riuscita di questa o quella parte del suo folle piano secolare. Ognuno dei detective gioca naturalmente con le carte, per così dire, del proprio tempo. Mano a mano che le indagini vengono però stranamente insabbiate, nasce in tutti loro la consapevolezza di esservi in gioco qualcosa di molto, molto più grande…
[FINE SPOILER]
Mannix sembra tessere le fila di una storia in cui loro non possono essere altro che burattinesche pedine. Eppure i quattro protagonisti, superando le barriere del tempo, troveranno forse il modo di incrociare le rispettive strade. Riuscendo a collaborare a distanza di decenni. Nel disperato tentativo di modificare una volta per tutte quello che sembra essere un immutabile loop temporale. Tra sedute spiritiche, sparatorie, depistaggi e macchine del tempo, i detective cominciano a scoprire un’assurda connessione. Tutto riporta a Whitechapel, nel sordido vicolo di Longharvest Lane, dove tutti e quattro – incidendo i mattoni con una lama – lasciano un segno, leggibile soltanto nel futuro – dal futuro. Fino a quando il futuro non deciderà di tornare nel passato, per tentare l’impossibile: stravolgere il corso del tempo…
Bodies, multi generico high concept
Evidentemente centrale in Bodies è il tema dei viaggi nel tempo: inevitabile allora il paragone con quel gioiello (targato sempre Netflix) che è Dark. Anche se la miniserie britannica non ha nulla della complessità e della grandiosità metafisica del capolavoro teutonico. Non è altrettanto audace né altrettanto profonda. Dopo una partenza volutamente labirintica, tanto da poter risultare a tratti persino caotica, partenza che ha però il merito di giocare da subito la sua carta migliore – il rompicapo del medesimo cadavere in quattro epoche – la storia cambia sensibilmente registro. Non è solo una questione di genere, con la narrazione che si sposta dal mistery crime allo sci-fi: è soprattutto l’originalità a perdersi per strada. La storia arrivando addirittura a diventare una sorta di narrativo cliché.
Bodies mescola pericolosamente i generi. Passando dall’amore proibito di fine Ottocento al noir ambientato tra le macerie del Blitz (questo il nome in codice dei raid aerei tedeschi sulla Gran Bretagna). Dal thriller sul terrorismo alla distopica fantascienza del 2053. E dunque, pur venendo proposta al pubblico come innovativo prodotto high concept, ovvero con un’idea centrale talmente potente da catturare immediatamente la curiosità degli spettatori (“4 detective, 4 piani temporali, 1 solo caso”), la serie finisce con il deludere le sue stesse premesse iniziali. Lo stesso finale – happy ending, per così dire – arriva ad essere insopportabilmente didascalico.
Al di là delle questioni rimaste inevitabilmente irrisolte, al di là delle forzature logiche cui questa trama costringe – tutte cose, queste, comunque ipoteticamente secondarie rispetto alla forza e alla bellezza di una storia – Bodies perde colpi nella misura in chiarisce il suo mistero. Diventando alla fine persino scontata, quasi prevedibile.
Nascondersi o appartenere a qualcosa…
In un dialogo tra lo scienziato Defoe e la detective Maplewood, il primo sostiene il libero arbitrio non poter esistere. Avallando una visione deterministica dell’universo. Naturalmente starà a lei dimostrare con i fatti che, in fondo, niente è impossibile. Questo, ahimè, tra i momenti più banali e deludenti della serie. Ed è il finale. Eppure in un dialogo molto più surreale e avvincente, poiché avvenuto in un carcere nel 1890 – tra Hillinghead e la stessa Maplewood dal 2053 -, lui le chiede:
“Perché sei entrata in polizia?”
“Per appartenere a qualcosa. E tu?”
“Per nascondermi.”
Questa invece, pensando all’assurdità della situazione – lui che va verso la morte, lei intrappolata da storpia nella fine Ottocento – una delle situazioni dannatamente irresistibili di Bodies. Questo, come altri squarci di profondità, rendono però paradossalmente imperdonabile la retorica, troppo retorica, risoluzione finale della trama…
E quindi: sarebbe stato un magnifico mistero, se si fosse fermato lì.
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