Blood Drive (USA 2017) è una serie fantascientifica semplicemente pazzesca, ideata da James Roland per la rete via cavo Syfy e purtroppo chiusa anzitempo, dopo una sola stagione di 13 episodi. In Italia è uscita sul canale Premium Action della piattaforma Sky e sul digitale terrestre (Italia1).
La serie è conosciuta anche come Midnight Grindhouse Presents Blood Drive. Con il termine Grindhouse si designavano le sale cinematografiche americane nelle quali – negli anni 70 – si proiettavano i cosiddetti film exploitation, ovvero i film di serie B a basso costo e con presenza massiccia di sesso e di violenza. Arti marziali, splatter, slasher, horror, giallo all’italiana, sexploitation, spaghetti-western… Questi i generi che allora andavano alla grande. Spesso con un solo biglietto si potevano vedere due diversi film. Da qui l’operazione revival Grindhouse firmata da Quentin Tarantino e Robert Rodriguez: un unico titolo che conteneva due diversi film – Death Proof e Planet Terror.
Di cosa parla Blood Drive?
Blood Drive è ambientata in un ucronico e distopico 1999, in cui alcuni terremoti hanno irreparabilmente diviso gli Stati Uniti creando una gigantesca gola detta la Frattura (the Scar). La quale, seguendo il percorso del Mississippi, separa letteralmente il paese in due. Il mondo è nelle mani della Heart Enterprises, un gigantesco e diabolico consorzio di multinazionali. Che sfrutta senza scrupoli le innovative scoperte scientifiche legate alla Frattura per i propri esperimenti, peggiorando così ulteriormente il declino ambientale. L’acqua scarseggia e il costo del petrolio è talmente alto (2000 dollari al barile) da aver reso la benzina un introvabile bene di lusso. La temperatura media è di 46 gradi all’ombra. Il crimine imperversa ovunque e le forze dell’ordine sono state appaltate alla stessa Heart Ent.
Il grande e periodico rito televisivo di questa civiltà perennemente sull’orlo del collasso è la Blood Drive, una pericolosissima gara automobilistica il cui montepremi è di 10 milioni di dollari e dove i motori delle auto in gara girano solamente grazie al sangue umano. Nel senso che i motori altro non sono che spaventosi tritacarne, in cui gettare e frullare di tanto in tanto i poveri malcapitati incontrati lungo il percorso. I bizzarri e grotteschi piloti in gara (dai nomi altrettanto pittoreschi, come Fat Elvis, Clown Dick, ecc) sono tutti ovviamente psicopatici, deviati e assassini. Emblematica in questi senso la coppia borghese di mezza età, marito e moglie dall’aria apparentemente innocua e al culmine di una crisi coniugale. Ma sempre uniti dalla comune passione per la tortura, le sevizie e, in generale, lo squartamento.
La Blood Drive: rito televisivo e sanguinaria corsa a eliminazione
La Blood Drive, ideata, condotta e capitanata dall’eccentrico ed enigmatico Julian Slink (un esuberante Colin Cunningham, Falling Skies) è una corsa ad eliminazione tout-court. I concorrenti gareggiano non solo per vincere ma soprattutto per non perdere (la vita), dato che all’ultimo arrivato di ogni tappa esplode la testa, grazie ad un simpatico microchip appositamente impiantato per lo scopo.
Il protagonista è Arthur Bailey (Alan Ritchson), un agente di polizia di Los Angeles. L’ultimo poliziotto onesto, duro e puro in un città corrotta fino al midollo. Topico fino al midollo, il nostro sembra uscito da un banalissimo fumetto. Indagando sulle malefatte della Heart Ent. si ritrova costretto a partecipare forzatamente alla competizione. Al fianco della tosta e sensuale Grace D’Argento (Christina Ochoa, Animal Kingdom) – che da subito lo ribattezza Barbie, in virtù del suo essere inverosimilmente belloccio, muscoloso, ingenuo e pieno di stucchevoli buoni sentimenti. I due si ritrovano, episodio dopo episodio, in città sempre più folli e surreali. Dominate da impiegati trasformatisi in setta sanguinaria, in attesa di un fax del loro dio. Oppure da amazzoni che hanno ridotto i pochi uomini a vacche da mungere (sic). O da uno sceriffo senza occhi, che impicca solo le persone oneste, o da un predicatore che convince i fedeli di stare vivendo in un Eden, in virtù delle allucinazioni provocate da un gas velenoso che scorre per le strade del paese…
Uno show esasperato, una riflessione sul consumo seriale
Cannibali, stragi, mostri mutanti, orge, androidi… Vi è tutta la deliziosa paccottiglia dell’estremo immaginario legato al mondo grindhouse, confezionato in uno stile tra l‘apocalittico, il grand guignol e lo steampunk. La trama evolve in modo funambolico e confuso, la psicologia dei personaggi è pressoché inesistente, il tutto è volutamente irrealistico, esagerato, o meglio – esasperato. E questa è l’improbabile e riuscita scommessa di Blood Drive. Non tanto uno sterile omaggio alle vecchie pellicole fatte con pochi soldi e tanto sesso e sangue, con recitazione scadente e dialoghi insensati, ma una vera e propria immersione lisergica nella visionarietà pura e spensierata di quel mondo e un’acuta riflessione sul consumo seriale del nostro tempo. La Blood Drive infatti non è solo una folle gara automobilistica ma anche un totalizzante reality seriale televisivo realizzato per gli stessi dipendenti della multinazionale. Formalmente gli unici lavoratori rimasti in America.
Questa mossa sfacciatamente autoreferenziale permette alla storia di sdoppiarsi: assistiamo alla sgangherata gara massacro e – contemporaneamente – allo show che mette in onda questa sgangherata gara massacro. Così l’incommensurabile personaggio di Slink è insieme giudice e conduttore, maestro di cerimonia e showrunner. Che, in quanto tale, dovrebbe sottostare ai diktat della produzione, favorendo o sfavorendo i corridori in base ai sondaggi di gradimento condotti dal network. La serie stessa si trasforma quindi in un suo fantasmagorico doppio. Spesso appaiono pubblicità parodistiche di prodotti allucinanti – della Heart Ent. of course – o addirittura di altre improbabili serie televisive – sempre a cura della multinazionale.
Perché guardare l’imprevedibile e folle Blood Drive
L’innocente divertissement grindhouse diventa qui un vertiginoso e dissacrante gioco di specchi e di rimandi ai diversi piani di realtà. Come nel manicomio in cui i pazzi hanno preso il posto di dottori, infermieri e guardiani, creando una sorta di contraddittorio spazio di follia istituzionalizzata… Blood Drive è un esperimento sorprendente, imprevedibile, esplosivo, parossistico, a tratti addirittura intollerabile. Ma ce ne fossero di esperimenti così! Da guardare nel cuore della notte, senza averlo programmato e senza sapere che ore siano.
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