Billions (disponibile su Sky e NOW) è una seria drammatica prodotta dal canale via cavo Showtime (quello di Dexter e Homeland) incentrata sul mondo dell’alta finanza e della giustizia – che in America è politica sino ad avere una componente elettorale – fra i grattacieli di Manhattan. Tra gli ideatori della serie spicca il nome di Andrew Ross Sorkin, giornalista del New York Times molto addentro alle trame dei galattici fondi di investimento americani.
Di fatto, gli addetti ai lavori hanno ammesso che, nonostante le incredibili crudeltà e l’inimmaginabile spreco di quattrini, si tratta di scene pienamente realistiche.
La storia, si dice, è ampiamente ispirata su fatti e personaggi ancora viventi. Soprattutto uno dei protagonisti ha una base precisa nella realtà.
Il trailer originale della prima stagione (2016)
Preet Tied Up
Nel maggio 2009 il presidente Obama nominò al ruolo di procuratore distretto meridionale di New York un avvocato indo-americano chiamato Preet Bharara. Per il mondo – ricchissimo, corrottissimo – dei fondi speculativi della città fu l’incubo.
Il neo-procuratore perseguì 60 persone, specialmente tre indiani, per insider trading in un caso legato alla società Galleon Group.
Nel 2012, Bharara è apparso su una copertina della rivista Time che titolava «quest’uomo sta agitando Wall Street». Secondo il New York Times, Bharara è stato uno dei «procuratori più aggressivi e schietti della nazione per corruzione pubblica e criminalità di Wall Street».
La sua aggressività arrivò molto oltre la città, arrivando a mandare agenti in 25 nazioni differenti, compresa la Russia, dove lavorò per la cattura del trafficante di armi Viktor Bout (che ha ispirato, molto alla lontana, il film con Nicolas Cage Lord of War). La Russia rispose mettendo Bharara in una lista di indesiderati che non rispettano i diritti umani.
Il Chuck Rhoades di Billions, interpretato da Paul Giamatti, è basato sulle storie del pervicace procuratore indo-americano. Un pubblico ufficiale la cui rara intelligenza è piegata alle sue passioni intime, specialmente il risentimento.
Billions: enantiodromico spettacolo della guerra fra maschi
Rhoades odia come nient’altro al mondo Bobby Axelrod, che sullo schermo ha il volto enigmatico di Damien Lewis, già protagonista di Homeland. Axelrod guida uno degli hedge fund più vivaci del mondo.
Rhoades viene da una famiglia ricca e molto ben inserita a New York. Ha studiato a Yale. Conosce tutte le regole del gioco. È sgraziato ma potente, e crudele. Ha sposato Wendy, una donna bellissima, e ne soffre – perché sa che la gente nella coppia non vedrà mai l’equilibrio. Wendy è una psichiatra che conosce e soddisfa il segreto del giustiziere Chuck: l’uomo è un sadomasochista totale, di quelli che vanno da «specialiste» con vestiti di lattice, tacchi e frustini, dove si fa legare, bendare, imbavagliare con la pallina in bocca come Bruce Willis e Ving Rhames in Pulp Fiction (avete presente, la scena dello «storpio»).
(Wendy, la moglie in tutine BDSM interpretata da Maggie Siff, star di Sons of Anarchy – serie di cui ci siamo occupati qui -, è nei pensieri del giornalista-star Andrea Scanzi, figura che ci fa sapere che si occupa «(ove possibile), di sadomaso», e ci tiene a specificare che «in un mondo ideale sarei lo slave e il toy man di Rosario Dawson e Maggie Siff»)
Bobby Axelrod invece viene da una famiglia proletaria. Non ha conosciuto il padre. Si è fatto totalmente da sé, basandosi solo sulle sue virtù: la capacità di leggere le persone, l’intuito per l’evoluzione delle cose, una memoria simil-eidetica. È piuttosto casto: la sua vita privata è dedicata, fino a quando gli è consentito, ai figli e alla moglie, una ragazza del quartiere che ha perso il fratello pompiere durante il crollo delle Twin Towers. L’accumulo originario di Bobby, ossia la massa critica di ricchezza necessaria a fare il salto di qualità, è un segreto, pure piuttosto brutto.
I due protagonisti di Billions in comune non hanno niente, se non la cosa più importante: Wendy. La moglie di Chuck lavora nel fondo di Axelrod come coach, con ottimi risultati. Wendy ammira enormemente, epperò senza dimostrare attrazione sessuale, Bobby, di cui conosce, come sua «psicanalista» interna all’ufficio, molti misteri. Bobby contraccambia con una stima platonica pressoché assoluta. Chuck, il marito, non può sopportare il pensiero di una simile dinamica, dalla quale egli è ovviamente escluso. Per questo decide di distruggere Axelrod con ogni mezzo a sua disposizione (e sono tanti…)
Axelrod ha capito questo gioco e ci sta, attaccando a sua volta con operazioni subdole, trappole. La serie altro non è che l’enantiodromico spettacolo di questa guerra fra maschi. La legge, per nessuno dei due, esiste davvero. Così come il danaro, che non conta nulla: i personaggi buttano decine di milioni di dollari in manovre astruse atte solo a dar fastidio all’altro.
La realtà della finanza mondiale è molto peggio
Come scrive il reporter inglese Sebastian Mallaby nel suo libro sugli hedge fund e la loro fauna, More Money Than God, la quantità di danaro in circolazione è immensa, così come la capacità di questi individui di rovinare intere città o piegare intere nazioni.
È il caso di Paul Singer, il presidente dell’Hedge Fund che riuscì a far sequestrare una nave argentina al fine di farsi pagare il dovuto dal governo di Buenos Aires andato in default. La realtà è molto più interessante delle serie TV, a volte: Singer, definito Vulture Capitalist, (capitalista-avvoltoio), finanziatore della lobby LGBT così come del Partito Repubblicano e di alcune testate ultra-conservatrici, va ricordato anche per una lettera mandata ai suoi dipendenti a inizio 2020 in cui li informava, bene prima che il mondo se ne rendesse davvero conto, che sarebbe arrivata la pandemia e relativa clausura domestica. Tanto per far capire che parliamo di cose molto vicine a noi, il fondo di Singer era nel board del Milan ed è azionista in Telecom Italia protagonista di un lungo braccio di ferro con il colosso francese Vivendi.
Di casi come quello di Singer, Billions non ha ancora parlato. Così come quello di Soros, il vero pioniere-dio dei fondi speculativi, e, definizione di un direttore del Carnegie Endowment for International Peace, Morton Abramowitz, «unico cittadino al mondo dotato di una sua politica estera». Soros con le sue fondazione ha operato per cambiare il mondo dell’Europa post-sovietica e non solo; il magnate è in prima linea per la promozione di politiche di liberalizzazione delle droghe. Tanto per far capire che, come la politica, anche gli hedge fund si occupano di noi anche quando noi non ce ne occupiamo, Soros fu anche membro tesserato di un partito politico italiano, l’ormai dimenticata ammucchiata socialista-radicale chiamata Rosa nel Pugno. Poi divenne socio Coop (!), e invitò al suo terzo matrimonio Pannella, la Bonino, Bono Vox e una quantità di presidenti transnazionali a caso, da quello albanese a quello liberiano.
Gli hedge fund arrivano dappertutto, perché dove ci sono soldi e cambiamenti, ci sono loro. La qual cosa è pienamente visibile in molte puntate di Billions, dove è spiegata la speculazione finanziaria di questo tipo di società. Si può speculare su un’azienda in difficoltà, su una famiglia allo sbando, sulla scommessa sbagliata di un rivale, sull’andamento del mercato dei polli dell’Arkansas.
Il tutto condito da questa immane ricchezza gestita in modo poco regale: i miliardari vanno in giro in jeans e felpe dei Metallica, non fanno più di tanto bisboccia, giocano con i miliardi e la giustizia sapendo sempre di essere di fatto dei criminali, che stanno fuori dal carcere solo perché hanno avvocati costosi e perché hanno fatto le cose talmente bene che è difficile beccarli.
Billions: l’arte imita la vita che imita l’arte
L’upper class mondiale pare avere introiettato la serie alla grande. Quando in Giappone venne incredibilmente arrestato – mentre decollava con il suo jet – il CEO di Nissan e Renault Carlos Ghosn (fino a poco prima acclamato come il gaijin che aveva risollevato le sorti dell’industria automobilistica) la figlia pensò che lo avrebbero trattenuto qualche ora in cella per poi liberarlo. Confessò al New York Times che questa sua idea, rivelatasi mostruosamente sbagliata (il padre fu imprigionato per mesi, in isolamento, la famiglia era sotto controllo ed è scappata, infine Ghosn è evaso con una rocambolesca operazione di esfiltrazione internazionale), era dovuta alla visione degli episodi di Billions.
I manager degli hedge fund nella vita reale guardano con avidità la serie (così come i Venture Capitalist ogni domenica si sparavano un episodio di Silicon Valley) e hanno fatto sapere talvolta il loro disappunto: per esempio, il jet privato di Axelrod è troppo piccolo, mai si sentirebbero sicuri a volare su una simile scatola di sardine volante.
È sensibile, vero, un certo manierismo nei dialoghi, che con il passare degli episodi vengono riempiti di riferimenti alla cultura pop (film, musica metal, serie TV), alcuni eccezionali, alcuni davvero opachi per il pubblico italiano.
Il prezzo della pandemia sui volti degli attori
La quinta stagione era stata interrotta dal Coronavirus, tanto che il morbo era scherzato in un dialogo da un personaggio – Mike Wagner detto «Wags», interpretato dal character actor David Costabile, che avete visto ovunque, da Breaking Bad (di cui abbiamo scritto qui anche nei suoi riferimenti ai “Narco-Stati” e parlato in questa puntata del podcast come parodia del capitalismo) a The Wire a Suits a Lie to Me a Person of Interest.
L’episodio otto della quinta stagione di Billions è uscito il 7 settembre. Doveva riprendere tutto come niente fosse, e invece qualcosa è successo. Per esempio: alcuni attori protagonisti sono invecchiati. Esponenzialmente. Molti possono riconoscere il fenomeno: persone riviste dopo il lockdown pandemico sembrano più vecchie di anni. Forse è che non li abbiamo più visti, perdendo la gradualità della loro trasformazione. Forse invece è che la clausura in alcuni fiacca la carne, oltre che l’anima.
Maggie Siff non è più una giovane madre in carriera: è una signora adultissima. A Taylor, personaggio rivendicato come il primo non-binario della storia della TV, sembra essere spuntato qualche neo sopra rughe nuove. Paul Giamatti è talmente cambiato – dimagrito assai, rivelando però forme e posture non sane, ma un po’ senili – che hanno trovato un escamotage diegetico: gli hanno fatto rasare la barba, così un altro personaggio può dirgli «come sei cambiato senza barba». Ma quale barba. Si chiama lockdowno.
Billions: porno-aggressività senza sesso
Billions ha il merito di avere una puntata chiamata proprio The Overton Window (S04E04): la tecnica politica studiata dalla politologia americana per far accettare gradualmente al popolo ciò che inizialmente ritiene impensabile. La serie procede con delle finestre di Overton vere e proprie, in cui non solo il sadomasochismo viene sdoganato, ma – con estrema serietà – anche la prostituzione e la ricerca di «donatori samaritani» (per modo di dire, samaritani) di organi, magari da trovare nella tribù dei sottoposti. Forse per questo c’è stranamente poco sesso, per un telefilm americano degli anni 2020.
Et pour cause. La serie è una raffigurazione continua di pulsioni distruttive, qui sublimate in giustizia e finanza, arrivando ad una vera e propria pornografia dell’aggressività non-fisica che, quindi, esclude del tutto le pulsioni sessuali.
Di certo, Billions ha la più minimale e colossale sigla di opening della storia della TV seriale: la punta meridionale della penisola di Manhattan, il cuore della finanza mondiale, dove alte torri svettano costrette in pochissimo spazio, tanto che pare naturale che ad un certo punto possano iniziare a combattersi.
Due di quelle Torri, in effetti, 20 anni fa sono cadute, tirate giù, anche quelle, da un miliardario abbastanza aggressivo. Tale rabbia non andò sepolta con gli alti palazzi: per l’incredibile pervicacia con cui il procuratore Bharara perseguiva anche all’estero, si disse che il suo era divenuto «il distretto meridionale del mondo intero». Lui si giustificava dicendo che tale approccio era necessario dopo l’11 settembre. La storia è fatta delle pulsioni profonde di singoli uomini.
Giudizio: godibile, con lampi di oscuro intimismo, dovuti soprattutto agli occhi di Damien Lewis.
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