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Archer, le peggiori spie di un mondo allo sfascio | Animazione
Archer, podcast | Puntata a cura di Untimoteo.
Serie animata per adulti creata da Adam Reed, Archer è disponibile su Netflix con le sue 14 stagioni per un totale di 145 episodi da 20 minuti. Nonostante le parolacce, le allusioni sessuali, la droga, le mutilazioni e tutto ciò che rientra nel sempre più vasto vedemecum del politicamente scorretto, lo show non è solo provocazione fine a se stessa. Né un modo per fare l’occhiolino a un pubblico alla ricerca di intrattenimenti sempre più estremi.
Archer è un cartone che sotto la patina degli stereotipi da spy story nasconde una visione del mondo cinica e nichilista – ma nondimeno assai spassosa.
“Animazione” è il format del podcast di Mondoserie dedicato alle diverse scuole ed espressioni del genere, dall’Oriente alla scena europea e americana.
Un’agenzia d’intelligence di nome Isis?!?
Sterling Archer è la migliore spia del mondo, almeno secondo la propria opinione. Prototipo del James Bond dal completo impeccabile, seduttore impenitente e gran bevitore di superalcolici di marca, presta i suoi servigi non a sua maestà ma all’International Secret Intelligence Service (I.S.I.S.) di proprietà della madre Mallory. La signora Archer in comune con il figlio ha un ego spropositato, la propensione a trangugiare grandi quantità d’alcool in ogni occasione e una libido altrettanto spiccata – di cui fa uso per intrattenere rapporti con ministri, capi di stato e funzionari di intelligence avversarie.
Se il figlio Sterling è un bambinone abile con le armi ma completamente inerme di fronte al fascino femminile, Mallory è la perfetta rappresentazione di un boss ambizioso, autoritario e manipolatore. Che pur di raggiungere il proprio obiettivo non esita a sacrificare i suoi dipendenti, impiegati o agenti. Fatta eccezione per il figlio, naturalmente. A farle da contraltare Lana Kane, agente di gran lunga migliore di Sterling, dal fisico statuario e in possesso di doti strategiche non indifferenti. Viene poco presa sul serio perché donna e di colore, rendendola nella serie la paladina della lotta per la parità di genere. Ma non diamole più meriti di quanti non ne abbia. Lana è manesca e gelosa, ha il grilletto facile e un pessimo gusto in fatto di uomini, visto che ha una storia con Archer e con Cyril.
Cyril a sua volta è il contabile dell’agenzia, l’anti Archer: debole, pauroso, noioso, vile e piagnucolone. Il suo unico merito è quello di essere un maniaco sessuale represso. Il che, nel mondo di questa serie, è veramente poca cosa. A completare lo staff dell’International Secret Intelligence Service ci sono svariati altri spassosissimi comprimari.
Una serie originale che si è saputa rinnovare
Dal punto di vista dell’animazione Archer può avere sullo spettatore medio un effetto destabilizzante. La produzione di questo cartone infatti è in mano a un piccolo studio indipendente composto da un manciata di artisti che usano software come Flash, Toon Boom, After Fx, Max, Photoshop, Illustrator e Cinema 4D. Ne risulta un prodotto fortemente bidimensionale in cui i personaggi sembrano delle marionette di carta su fondali dipinti, un po’ come accadeva nei teatrini dei viandanti del passato. O nei rudimentali cartoni a basso budget della TV di metà del secolo scorso.
Archer presenta una sua estetica fuori dal tempo fatta da tecnologie analogiche, mezzi vintage e un design d’interni degno di una rivista di arredi. Più che una serie thriller a carattere spionistico poi, è una commedia sullo stile di The Office, ma molto più amara ed estrema. La carta vincente della longevità di questa serie sta nelle folli dinamiche tra i vari dipendenti della International Secret Intelligence Service, il cui acronimo sarebbe per puro caso ISIS.
Ecco quindi che gli agenti dell’ISIS vengono licenziati, si ritrovano a gestire un cartello della droga, finiscono a libro paga della CIA e poi ancora diventano un’agenzia investigativa. Per non parlare di tre stagioni completamente fuori continuità in cui i personaggi vengono misteriosamente catapultati nell’America degli anni ‘30, in un’isola del Pacifico e infine addirittura nello spazio profondo. Per quanto assurdo possa sembrare tutto questo, ogni stagione fila. A dimostrazione che, di fronte a personaggi carismatici e dinamiche ben oliate, niente è davvero improponibile.
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