Bloodline è un’intensa serie drammatica statunitense (Netflix, 2015-17) in 3 stagioni per 33 episodi. Autori della serie sono Todd A. Kessler, Glenn Kessler e Daniel Zelman. Gli stessi di Damages (FX, 2007-12) – potente legale thriller con Glenn Close, che con Bloodline condivide una struttura narrativa articolata su diverse linee cronologiche.
La serie è infatti un family drama a tinte noir, intriso di ombre e misteri – svelati poco alla volta con una serie di flashback e, soprattutto, di flashforward (ovvero di prolessi, l’anticipazione narrativa) che, aggiungendo un frammento ad ogni puntata, svelano l’angosciante finale della prima stagione.
“A volte sai che sta per succedere qualcosa. Lo senti nell’aria, nello stomaco. Non riesci a dormire. Una voce nella tua testa ti dice che qualcosa andrà terribilmente storto, e non c’è niente che tu possa fare per impedirlo. È quello che ho provato quando mio fratello è tornato a casa.” Questo il funesto incipit in voice over di una serie che andrebbe vista come un film della durata di circa 13 ore. A parlare è il detective John Rayburn (Kyle Chandler – Super 8, Friday Night Lights), mentre sullo schermo scorrono le splendide immagini di un paesaggio costiero della Florida. Vi è fin da subito la consapevolezza che del sangue è stato ineludibilmente versato: la storia non fa che ripercorrere gli eventi che hanno portato al tragico evento fratricida.
Bloodline: “We all lie”
Siamo nelle Isole Keys, e il fratello a cui John fa riferimento è il primogenito dei Rayburn, una delle famiglie più in vista di Islamorada. Si festeggia il 45esimo anniversario dalla fondazione del magnifico e rinomato resort sulla spiaggia, ad opera del patriarca Robert (Sam Shepard – Cold in July) e della moglie Sally (Sissy Spacek – Carrie, Castle Rock). Presenti gli amici più cari e i loro figli: oltre al sopracitato John ci sono infatti anche Meg (Linda Cardellini – E.R., Mad Men), giovane avvocato, e Kevin (Norbert Leo Butz – CSI), un riparatore di barche amante della birra. Tutti e tre vivono nelle Keys. L’affidabile e responsabile John è sposato con due figli adolescenti. L’imprevedibile Kevin ha una moglie dalla quale si sta separando. La pragmatica e volubile Meg tradisce il futuro marito Marco Diaz (Enrique Murciano – The Night Agent), partner di John.
Il fratello mancante, che vive a Miami e torna un paio di volte l’anno per chiedere soldi, è lo scapestrato Danny (un eccezionale Ben Mendelsohn – Animal Kingdom, The Outsider -, vincitore di un Emmy per questo ruolo) pecora nera della famiglia. Una famiglia dalla reputazione impeccabile, tanto che la comunità vuole inaugurare a loro nome un nuovo pontile. E una famiglia con oscuri segreti sepolti nel passato, che in qualche modo riguardano Danny.
Sommerso dai debiti, invischiato in loschi traffici e dipendente da antidolorifici, l’arrivo di questo figliol prodigo non viene però festeggiato come nell’antica parabola. Anzi, è causa di paure e tensioni. Soltanto Sally sembra felice di rivederlo e vorrebbe riaccoglierlo in casa. Ma Robert e gli altri sono di diverso avviso. In particolare John non sa se rimettere il fratello su una corriera per Miami o concedergli un’altra occasione. Lo spettatore sa già però che il dilemma sarà risolto con una terza drastica opzione…
“We’re not bad people, but we did a bad thing”
La ragione del particolare trattamento riservato a Danny, e della sua conseguente propensione ad abbandonare la famiglia, risale ad un grave e violento episodio del passato. Un trauma che ci viene svelato attraverso una lunga serie di flashback che – come per il finale attraverso i flashforward – si arricchisce di particolari ad ogni puntata.
Ma l’ombroso e sfuggente primogenito è tornato a casa e questa volta non ha intenzione di andarsene. Cosa vuole veramente? È in cerca di soldi o di vendetta? Le sue azioni sono sempre ambigue. Come il suo comportamento, a tratti umile e dimesso – per rientrare nelle grazie della famiglia? – a tratti minaccioso e aggressivo. Ai fratelli preferisce la compagnia del suo migliore amico, Eric O’Bannon (Jamie McShane – Bosch, Southland), un balordo del posto che vive di espedienti, e della sorella di lui Chelsea (Chloë Sevigny – Russian Doll, Monsters), con cui ha una tormentata relazione.
La spirale di menzogne, minacce e ricatti messi in atto dai demoni di Danny diventerà alla fine insopportabile, spingendo un sempre più esasperato John al gesto estremo del finale della prima stagione. Una strana inversione della storia di Abele e Caino.
Bloodline: “What you’ve done could destroy us”
Il contraddittorio John e il morituro Danny sono i due indiscussi protagonisti di Bloodline, ‘legame di sangue’, ma anche più letteralmente scia sanguinosa. Un’unica scia che scorre ininterrotta fino alla fine della serie. L’assenza di Danny nelle due stagioni successive, a prescindere dalle sue numerose apparizioni in forma di flashback e non, è infatti tanto significativa e invasiva quanto la sua presenza in S1. Merito di una grande scrittura e di un altissimo livello interpretativo. A partire da Chandler, qui forse nella sua migliore performance, e Mendelsohn, di un’intensità senza pari. Anche solo nel fumare una dannata sigaretta.
Più di uno spettatore si chiederà, giunto alla fine della prima stagione, come la serie possa andare avanti senza questo personaggio così straordinario, distrutto e distruttore, terribilmente infelice, borderline e outsider, tabagista accanito, tossico e alcolizzato, ingannevole e sfuggente, taciturno e vendicativo, reietto e tormentato, vulnerabile e terrificante, vittima e carnefice, vero e proprio enigma vivente… Invece la storia continua nella sua tragica spirale: dopo il fratricidio, in un certo senso Danny non lascerà mai più John. Fino alla fine. E dunque al finale.
“Sometimes there isn’t any light at the end of the tunnel”
Un finale di serie inafferrabile, sfuggente e ambiguo, proprio come il personaggio di Danny. Molto probabilmente si deve al fatto che inizialmente erano previste cinque o sei stagioni. Poi l’improvvisa cancellazione della serie ha costretto gli autori ad una scrittura oltremodo ellittica. Che le conferisce un ulteriore fascino dark. Siamo dalle parti di Delitto e castigo e de Il processo. Il bravo poliziotto e il responsabile padre di famiglia non può più fare parte di una realtà nella quale Danny si è infiltrato ovunque… Come dicevamo, le Isole Keys sembrano sì un mondo onirico, ma da incubo (raffigurato dall’ottima fotografia di Jaime Reynoso).
Tra simpatici ukulele e strazianti sensi di colpa, immigrati clandestini e derive dostoesvkijane, scheletri nell’armadio e narcotraffico, campagne elettorali e ossessioni kafkiane, brave persone e persone divorate dal di dentro, si compie la tragica parabola di Bloodline. E la spirale di eventi, episodio dopo episodio, non solo stringe sempre più il cappio intorno al collo di John Rayburn, ma ribalta la stessa realtà e i suoi personaggi. Facendo del cattivo il buono e del bene il male…
I legami di sangue sono talvolta catene. Se la famiglia è da sempre il principio chiave che guida le azioni dei protagonisti seriali americani, in Bloodline viene mostrata l’altra faccia di questa istituzione sociale. The Dark Side of the Family.
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