The Gentlemen è una serie televisiva britannica (Netflix, 2024) in 8 episodi, creata da Guy Ritchie, che – oltre aver seguito scrittura e direzione dei primi due – ha supervisionato sceneggiatura e regia dell’intero progetto nelle vesti di produttore esecutivo. La serie è uno spin off dell’omonimo film scritto (con Matthew Read) e diretto dallo stesso Ritchie (Amazon, 2019), con Matthew McConaughey, Colin Farrell e Charlie Hunnam, che ha avuto un notevole riscontro commerciale (115 milioni di dollari incassati su 22 di budget), dopo un periodo, per così dire, di decadenza (Operazione U.N.C.L.E., King Arthur, Aladdin). Il quale, a onor del vero – e a testimonianza dell’andamento variegato della sua carriera – veniva dopo lo strepitoso successo del doppio Sherlock Holmes (2009 e 2011).
The Gentlemen riprende temi e atmosfere del film, introducendo nuovi carismatici personaggi. Una sfida al medium seriale televisivo, con le caratteristiche della sua più peculiare cinematografia, da Lock & Stock a RocknRolla, senza dimenticare il mitico Snatch – lo Strappo.
Gangster movie autoriali, adrenalinici e ultrastilizzati: movimentata azione in scena e e movimenti di macchina da presa in azione, personaggi (a dir poco) stravaganti, montaggio serrato e pazze trame inutilmente complicate… Il suo grande talento sta proprio nel mantenere salda la rotta dentro un oceanico e caotico deragliare nell’eccesso di forma e contenuti glam (gangster) pop.
“Gli aristocratici sono i gangster originali”
The Gentlemen è in un certo senso la summa (seriale) della poetica filmica di Guy Ritchie, con le sue divertite sortite nel sottobosco criminale british, i delicati equilibri di potere tra i vari livelli della catena alimentare sociale, lo scatenarsi dell’ultraviolenza più pittoresca e insensata. Il sangue scorre a fiumi negli oscuri meandri di Londra, tra montagne di soldi e droga, la cui scalata è contesa dalle figure criminali più eccentriche.
Ma secondo il regista britannico “gli aristocratici sono i gangster originali”, e in effetti la storia ruota attorno a Eddie Horniman (Theo James – Divergent, Underworld), tornato dalla sua missione ONU in Siria nella sua tenuta nobiliare, giusto in tempo per diventare l’ultimo duca di Halstead. Con il malcelato disappunto di Freddie (uno splendido Daniel Ings – Black Mirror), l’inetto e vizioso fratello primogenito, che già si vedeva erede del titolo e del patrimonio. Sarà proprio un significativo debito contratto da questo amabile perdigiorno con un noto criminale di Liverpool a costringere il freddo e calcolatore Eddie (ribattezzato dal fratello ‘Edwina’) ad una spirale di azioni sempre più sconsiderate. Tenendo conto della sconcertante scoperta che il novello duca farà poco dopo la sua nomina.
Il padre si era infatti accordato con Bobby Glass (Ray Winstone – Quadrophenia), un magnate della droga, perché questi coltivasse un’ingente quantità di piante di marjuana in una serra sotterranea nascosta sotto la proprietà. La serra è gestita dalla bella e glaciale Susie (Kaya Scodelario – Skins), figlia di Bobby. Mentre quest’ultimo sconta una pena detentiva in una sorta di prigione resort, dove alleva piccioni, gustandosi allegramente la nouvelle cuisine.
The Gentlemen: criminali, sparatorie, strampalati sociopatici, rocambolesche avventure…
Dal malavitoso fanatico del Signore all’arrogante e americano Stanley Jonston – con la T – (Giancarlo Esposito – Breaking Bad, Kaleidoscope), passando per becchini meticolosi, pugili erotomani, allibratori sciroccati, isteriche trafficanti d’auto munite di machete e altri strampalati sociopatici – albanesi, russi, ucraini, cinesi… Così l’erede di una delle più antiche e prestigiose famiglie del Regno Unito e la figlia di un pericoloso boss della droga si troveranno ad affrontare insieme le situazioni più assurde, pericolose e stravaganti.
Inizialmente deciso a liberare al più presto la famiglia dal contratto criminale, il flemmatico e brillante Eddie scoprirà presto che giocare a fare il gangster con la sexy e spietata Susie non gli dispiace poi così tanto. Del resto, il nuovo duca di Halstead è “in grado di navigare gli strati più alti della società e allo stesso tempo uccidere a freddo senza preoccuparsi delle conseguenze…”
The Gentlemen, in questa veste seriale, è un vero e proprio concentrato di Guy Ritchie. Il suo stile creativo è evidente in ogni singolo dettaglio, nei personaggi e nelle situazioni, in ogni elemento estetico e narrativo. La mostruosa leggerezza di questi sanguinari psicopatici si equilibra con il fascino britannico e l’opulenta eleganza di castelli e manieri. Così come i rari momenti di pura umanità (il guardacaccia con il porcospino domestico) con le bettole più malfamate… Le rocambolesche avventure di questo nobile al verde che si allea con trafficanti di droga in un esplosivo contrasto tra chic e shock, raffinatezza e ultraviolenza, sono scandite da sparatorie, imboscate, inseguimenti, risse, sbudellamenti e cadaveri a iosa, con tinte di anacronistico fascino aristocratico britannico. The Gentlemen è sofisticata e delirante, ma anche a tratti ripetitiva e ridondante. Come una tazza di tè arricchito con foglie di marjuana.
Gli abiti (su misura) del monaco (malavitoso)
Soltanto Eddie e Susie, si diceva, graziose e sensuali silhouette, restano calmi e sobri mentre intorno a loro tutti sembrano mettercela tutta per mandare tutto a puttane. A cominciare dall’irresistibile Freddie, incarnazione sublime dall’eccentricità, incorreggibile cocainomane, gaffeur senza pari e imprevedibile pecora nera… La forma seriale di The Gentlemen è perfetta per una trama che ad ogni episodio introduce svolte vertiginose e nuovi bizzarri personaggi. Come The Gospel, ovvero l’Evangelista, un timorato di Dio – a tal punto da chiedere sempre il suo permesso prima di fare fuori qualcuno. Ma che si tratti di soprannomi, vestiario, o accenti socialmente identificabili, tutti i personaggi di The Gentlemen sono da subito riconoscibili per il pazzesco appeal.
Ogni episodio poi è un capitolo che propone una missione, in cui si incontreranno delinquenti vari, zingari in tuta, ferventi cristiani armati, autistici maghi del riciclaggio, portuali belgi, l’uomo-che-risolve-i-problemi… Passando per tutti i temi preferiti da Ritchie: humor nero, conflitti sociali, bagarre, accento cockney degli imbroglioni londinesi, dogma cristiano criminale… Assieme alla decadenza della nobiltà britannica: in fondo barone o ‘duca’ della droga, il risultato non cambia. O cambia di poco: qui le pistole fanno pendant con il gilet in tweed, ecco tutto. Perché per Guy Ritchie l’abito fa assolutamente il monaco; soprattutto se si tratta di vestiti su misura abbinati a gemelli di stampo nobiliare.
Rispetto ai lavori precedenti, il tratto filmico è qui più aristocratico e curato, in opposizione alle classiche scene più sporche e grezze di Snatch e compagnia bella. A proposito di (Snatch): nella serie ritroviamo Vinnie Jones, attore feticcio lanciato da Lock & Stock (assieme a Jason Statham), nei panni del guardiacaccia Geoffrey.
The Gentlemen: un divertissement posh
Naturalmente il montaggio è sempre ritmato e sopra le righe, tra zoom in and out e ralenti, primissimi piani e scritte in sovrimpressione, ma tutto sembra essere ora più calmo, meno esagitato. È tutto forse più “posh”, come dicono gli stessi personaggi di The Gentlemen. Che amano talvolta anche perdersi in futili discussioni su vini pregiati e tecniche di cottura al barbecue… Quentin Tarantino docet.
In questa vertigine di citazioni, maschere e attenzione maniacale per i dettagli, di cui Guy Ritchie è l’ideatore, il produttore esecutivo e l’autore regista dei primi due, altri sceneggiatori e altri registi sono chiamati a realizzare il resto della serie. Mantenendo lo stesso spirito stiloso e surreale, e portando – nel bene e nel male – una ventata di aria fresca nello show. E tenendo a bada i mille vezzi autoriali del creatore. Il risultato è una serie – che potrebbe anche ambire ad una seconda stagione – spassosa e sempre volutamente sopra le righe, dove la superficie la fa da padrona sulla profondità. E lo spirito del divertissement su tutto il resto. Dove lo stile è tutto, tutti i personaggi sono in fondo gentiluomini, e tutti i gentiluomini sono tali solo per concessione poetica.
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