I misteri di Murdoch (Murdoch Mysteries, 2008 – in corso) è una serie poliziesca canadese del 2008 giunta per ora alla sua diciassettesima stagione, per un totale di ben 290 episodi di circa un’ora (contando anche i tre speciali natalizi della durata di 2 ore). Scritta da Maureen Jennings sulla base dei suoi stessi romanzi gialli (in tutto sette, scritti tra il 1997 e il 2007), in Italia – dopo il debutto su Rai 3 – la serie è in onda sul canale digitale Giallo. Diversi episodi girano anche su YouTube.
Il protagonista, William Murdoch (Yannick Bisson), è un detective nella Toronto di fine XIX° secolo. Il personaggio è ispirato a John Wilson Murray, un poliziotto canadese dell’epoca vittoriana. Murdoch, che ha una notevole preparazione scientifica, è un pioniere di nuovi metodi investigativi assai inusuali per l’epoca. Dall’approccio più propriamente scientifico (impronte digitali, campioni di sangue, attenta analisi del cadavere ecc.) all’innovazione strategica (sorveglianza dei sospetti, ricerca di prove forensi ecc.), passando soprattutto per l’invenzione e l’utilizzo di straordinari prototipi straordinariamente all’avanguardia, quando non sfacciatamente ante litteram: registratori, trasmettitori, macchine volanti, sonar (sic!) ecc.
Le astruse diavolerie simil steampunk di Murdoch, ovvero i geniali e rudimentali macchinari da lui stesso o da altri inventori appositamente creati, sono una delle componenti chiave dello show. Assieme al gusto teatrale di costumi e ambientazione nella suggestiva e pittoresca Toronto di fine Ottocento. Giovane capitale nella quale pare capitare ogni grande personalità dell’età vittoriana, naturalmente senza nessuna vera base storica. Alexander Bell, Nikola Tesla, Thomas Edison, i fratelli Wright, Harry Houdini divengono di volta in volta consulenti che svelano al detective segreti e scoperte dei rispettivi campi, o anche sospettati di omicidio.
In acrobatico equilibrio tra l’improbabile e il bizzarro
Ne I misteri di Murdoch si ha a che fare con morti ammazzati e, più in generale, crimini d’ogni sorta: delitti apparentemente impossibili (ad es. assassinato in una stanza chiusa dall’interno), morti apparentemente accidentali (ad es. colpito da un fulmine), e più semplici omicidi. Ma anche elaborate rapine in banca o in treno, sedute spiritiche e fiere della scienza con cadavere, il Santo Graal, il capodanno 1899, bombe micidiali e rossetti al cianuro, cadaveri che scappano dal tavolo dell’autopsia… Serial killer di prostitute e serial killer di debuttanti, giocatori d’azzardo serial killer, viaggiatori del tempo, pazzi convinti d’essere Sherlock Holmes, lupi mannari, vampiri, mummie, zombie, l’uomo invisibile, il mostro del lago Ontario (come quello di Loch Ness), una specie aliena decisa ad annientare la razza umana…
Una vera e propria moltitudine di casi, sempre in acrobatico equilibrio tra l’improbabile e il bizzarro, i cui ospiti eccellenti portano il nome di – non certo in ordine d’importanza – Winston Churchill, Buffalo Bill, Herbert George Wells, Jack London, la regina Vittoria, sir Arthur Conan Doyle, Henry Ford, Mark Twain, Guglielmo Marconi, Theodore Roosevelt, Mary Pickford, HP Lovecraft, Frank Lloyd Wright, Charlie Chaplin, Rudyard Kipling…
Tutto il mondo, per un motivo o per un altro, si ritrova a passare prima o poi per Toronto, Canada. Non mancano nemmeno i colpi di scena, come Murdoch che si risveglia in Inghilterra senza memoria. O Murdoch con il cuore infranto che si unisce ai cercatori d’oro nel Klondike. Murdoch che affronta la sua temibile nemesi, tale James Gillies. Che deve scagionarsi più volte dall’accusa di omicidio. Che va in luna di miele (con morto, of course) a New York.
I protagonisti de I Misteri di Murdoch
Tra ordinario, assurdo e soprannaturale, Murdoch è comunque assegnato al distretto di polizia guidato dal burbero e maturo ispettore Brackenreid (Thomas Craig). Thomas Brackenreid è un poliziotto vecchio stampo, amante del whisky e dei sigari. Uomo d’un pezzo e dalle maniere forti, fatica non poco a comprendere e accettare Murdoch con i suoi ragionamenti, i calcoli e le provette. Tutte cose che gli fanno venire il mal di testa. Il suo metodo consisterebbe nel lasciarsi guidare dall’istinto e, soprattutto, dallo spremere i sospettati, ossia pestarli per bene per indurli a parlare. Consapevole però dell’inevitabile progresso che avanza, e colpito dai successi del suo complicato detective, riuscirà con lui a stabilire un’intesa. Che nel tempo diventerà una grande amicizia. Ad assistere il protagonista c’è il giovane agente George Crabtree (Jonny Harris). Onesto, ingenuo e di buon animo, Crabtree ammira fervidamente il detective e cerca di contribuire entusiasticamente con sfrenata immaginazione e teorie strampalate. Che vengono, di volta in volta, pazientemente obiettate dal detective o più sbrigativamente cassate dall’ispettore capo.
Dulcis in fundo, la dottoressa Julia Ogden, brillante medico legale della città, insofferente del maschilismo imperante dell’epoca. Di bell’aspetto e di buona famiglia, l’esperta patologa è fin da subito in perfetta sintonia con la razionalità e il metodo scientifico di Murdoch, e i suoi contributi sono essenziali per la risoluzione delle indagini. I due sono ovviamente destinati ad innamorarsi e a sviluppare una tormentata relazione sentimentale, soprattutto a causa del carattere indeciso, delle maniere troppo educate e dei principi cattolici di lui. L’idea di convivere con una donna divorziata (quale è Julia) e poi addirittura di sposarla, o la campagna di lei per l’uso dei contraccettivi, sono situazioni che metteranno profondamente in crisi William. Insieme però concepiranno l’idea di applicare la psicologia al comportamento criminale, campo in cui avranno molte altre felici intuizioni di coppia.
Senza troppi misteri
Paradossalmente questo Murdoch è quasi in antitesi a quello dei romanzi. Nei libri è sì razionale e metodico, ma per niente interessato ai progressi in campo scientifico. Addirittura impreca, perdendo facilmente la calma. E soprattutto ha un bel paio di baffi.
Il detective Murdoch della serie potrebbe risultare invece piuttosto antipatico, con il suo essere saccente e damerino, con quell’aria da eterno bravo ragazzo, o con quelle insopportabili abitudini. Tipo spostarsi solo in bicicletta e farsi il segno della croce davanti ai cadaveri. Antipatia che in fondo condivide con due giganti del settore, come Sherlock Holmes e Hercule Poirot. I Misteri di Murdoch non può però competere, ad esempio, con l’omonima serie dedicata al grande detective belga. Ne è piuttosto una versione, come dire, canadese. Che ha cioè tutta una patina di buonismo nei contenuti e di dilettantismo nella forma. Costumi, scenografie, dialoghi, financo la recitazione: tutto è sempre troppo anche solo per poter essere verosimile. Eppure lo show ha un suo certo fascino, dato proprio dagli aspetti inverosimili delle storie e dall’atmosfera quasi fiabesca in cui è immerso.
Certo, c’è la rappresentazione di conflitti profondi, come quello tra scienza e religione. C’è la critica alla cultura fallocratica con tutti i suoi privilegi, e ai limiti imposti (tuttora, in verità) alla condizione femminile. C’è addirittura il discorso sulla persecuzione religiosa (il cattolico Murdoch non potrà mai fare carriera nella Toronto protestante). Ma tutte queste tematiche di carattere storico o sociale impallidiscono di fronte alla vera essenza de I Misteri di Murdoch. Quella di rappresentare un mondo innocuo, pulito e ordinato – canadese – in cui non c’è troppo spargimento di sangue né turpiloqui. In cui le strade e le piazze sembrano quelle dei modellini. In cui sembra di stare nel paese delle meraviglie di Alice. E al contempo in cui niente è impossibile alla pura razionalità. E ai sani principi (cattolici). In cui, infine, visione episodica e delizioso stato di dormiveglia – lo dico nel senso più nobile – convivono nello stesso divano. Di più, nella stessa persona. Questa volta senza troppi misteri.
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