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Better Call Saul: come si diventa (l’avvocato dei) cattivi | 1 classico in 2
Better Call Saul, podcast | Puntata a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Livio Pacella.
La serie statunitense Better Call Saul è stata ideata da Vince Gilligan e Peter Gould. Rispettivamente creatore e co-autore della mitica Breaking Bad (Gould ha scritto proprio la puntata di BB chiamata “Better Call Saul”) – di cui è uno straordinario spin-off. Andata in onda dal 2015 al 2022, per 6 stagioni e 63 episodi, è stata acclamata da pubblico e critica. Nonostante ciò, Better Call Saul detiene il non invidiabile record per il maggior numero di candidature agli Emmy senza alcuna vittoria: 53.
Ponendosi prima, durante e dopo le vicende di Breaking Bad (quindi prequel e sequel al contempo), Better Call Saul come raccontiamo nel podcast è incentrato sulla parabola esistenziale del mefistofelico Saul Goodman (Bob Odenkirk), alias Jimmy McGill, alias Gene Takavic. L’assurdo e pittoresco avvocato della malavita di Albuquerque (e dunque di Walter White e Jesse Pinkman, i due protagonisti di Breaking Bad).
La sua storia, che coincide principalmente con la genesi di Saul Goodman (il nome che sceglie quando decide di reinventarsi paladino legale della criminalità), si intreccia con quella di Mike Ehrmantraut (Jonathan Banks), altra vecchia conoscenza dalla serie capostipite, e di come questo ex poliziotto – ora addetto al parcheggio del tribunale – diventerà il braccio destro di Gustavo Fring (Giancarlo Esposito), l’indimenticabile impassibile e spietato trafficante di droga, soberrimo direttore di ‘Los Pollos Hermanos’.
“1 classico in 2” è uno dei format del podcast di Mondoserie: conversazioni a due voci su serie che hanno segnato l’immaginario.
Nomen Omen…
L’incipit dello show, in bianco e nero, ci presenta Gene Takavic – l’identità scelta da Saul dopo la rocambolesca fuga (di cui i cultori di Breaking Bad, per l’appunto, sono già a conoscenza). Ora è il manager di un americanissimo Cinnabon store. Nel penultimo episodio della serie madre, dice profeticamente a Walter White: “If I’m lucky, a month from now, best-case scenario, I’m managing a Cinnabon in Omaha”.
Ma quella di Better Call Saul, come discutiamo nel podcast, è la storia davvero eccezionale di un essere umano difettoso come pochi. Non perché sia più cattivo di altri. Perché è raro trovare così tanto tempo dedicato a un personaggio così privo di “redeeming qualities”. Un puro e semplice e perfetto antieroe, se mai ce ne è stato uno. Lontano dal carattere faustiano e tragico di Walter. Un protagonista in scala di grigi, come è il suo futuro nei prologhi ad ogni stagione e nel finale di serie.
Nel podcast ci concentriamo anche sul nome – Saul Goodman: it’s all good, man. Ma suona ebreo. Goodman, poi, ovviamente. Ma anche Saul: in italiano Saulo, il nome dell’apostolo Paolo prima di convertirsi, quando era un pagano, quando era un persecutore dei giusti. “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”. Reso cieco da quella luce divina, vagò per tre giorni a Damasco. In un certo senso, anche il nostro conosce una sua folgorazione: non sulla via di Damasco ma del carcere. Scegliendo di fare i conti, finalmente, con la miseria morale della sua vita. E rinunciando a Saul, per tornare Jimmy. Jimmy McGill.
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Musica dell’episodio:
I Am a Man Who Will Fight for Your Honor di Chris Zabriskie, brano concesso in uso tramite licenza Creative Commons Attribuzione 4.0. https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/
Fonte: http://chriszabriskie.com/honor/
Artista: http://chriszabriskie.com/
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