In soli 5 anni, serie dopo serie, Mike Flanagan è diventato più di un autore di vastissimo successo. È diventato un brand, almeno nel panorama seriale: una promessa (quasi) infallibile di soddisfazione. Non solo per il pubblico ma anche per la critica. Dando vita a un interessantissimo revival di un horror maturo e intelligente. Capace cioè di spaventare non con trucchetti dozzinali ma con le armi sottili dell’inquietudine e dell’angoscia esistenziale. Costruendo opere in cui il terrore è mentale più che effettistico, e in cui ciò che veramente fa paura non sono i mostri ma gli abissi della mente. E conquistando non per caso estimatori di peso, come Stephen King, Quentin Tarantino, William Friedkin – per citarne tre.
Inevitabilmente, Mike Flanagan è un autore di cui ci siamo occupati, di frequente e con intensità, qui su Mondoserie. Dedicando articoli di analisi e podcast di discussione a tutte le sue opere seriali. Li abbiamo ora raccolti in questo speciale, offrendo così una facile guida ai contenuti: sia per chi questi show li ha già visti, e cerca un approfondimento, sia per chi non li ha ancora visti e vuole saperne qualcosa di più.
Trovate tutti i link nei prossimi capitoli, divisi per serie, in ordine cronologico. Da The Haunting of Hill House (2018) a La caduta della casa degli Usher (2023).
Chi è Mike Flanagan: breve introduzione
Due parole introduttive su Mike Flanagan è meglio dirle, specie per chi lo conosce poco o nulla. L’autore americano è nato nel 1978 a Salem, in Massachusetts. Cioè la località dell’ultimo grande processo alle streghe del Nord America, nel 1692. Un fatto che ha avuto, lo racconta lui stesso, una forte influenza sui suoi interessi narrativi.
Prima di approdare al piccolo schermo si era fatto notare per il taglio originale dei suoi film horror. Prodotti di genere in gran parte interessanti e assai ben fatti: tra questi Absentia (2011), Oculus (2013), Ouija (2016). Con, nel 2017, il buon adattamento del romanzo di Stephen King Il gioco di Gerald. E, un paio d’anni dopo, il temerario “sequel” dell’inarrivabile Shining, anche questo tratto da un romanzo di King, Doctor Sleep (2019).
Ma il vero terreno d’elezione di Mike Flanagan si è rivelato il piccolo schermo. Per la possibilità di espandere a dimensioni assai più importanti il racconto, dilatandolo nella durata di una serie. O meglio di una miniserie: di fatto, tutti i suoi show sono limited series, o al più capitoli diversi di una serie antologica. The Haunting of Hill House (2018) e The Haunting of Bly Manor (2020), magnifico dittico nel segno del romanzo gotico. L’ambiziosissima Midnight Mass del 2021, quasi un manifesto poetico già assai maturo e articolato. Il mezzo passo falso di The Midnight Club (2022), l’unico show che ci ha deluso, per le ragioni analizzate in dettaglio. E infine (per ora) il capolavoro de La caduta della casa degli Usher (2023), opera monumentale che riassume e ridefinisce le passioni – e le ossessioni – dell’autore.
Cinque serie diverse in cinque anni, di cui Mike Flanagan è stato spesso – oltre che creatore e showrunner – regista, sceneggiatore, montatore. Vediamole, in ordine.
The Haunting of Hill House: mistero, orrore, rovina | PODCAST
The Haunting of Hill House: la prima serie di Mike Flanagan
Il primo volume del dittico gotico di Mike Flanagan, come si diceva, esce nel 2018. The Haunting of Hill House (10 puntate, Netflix) traduce in immagini un celebre romanzo di genere. Che racconta la storia gotica per eccellenza, quella della casa stregata, dandole un taglio profondamente contemporaneo. E riuscendo a essere, oltre che molto bella, persino originale e capace di dire qualcosa di non scontato sul dolore, il trauma, la solitudine, il senso dei legami familiari. La trama. 26 anni dopo aver vissuto in quella che sarebbe diventata la più celebre casa stregata d’America, un nuovo lutto riunisce la famiglia Crain: un passato che non passa si mescola ai fantasmi della mente che tormentano i protagonisti.
Il racconto di Mike Flanagan funziona – ne discutiamo anche nel podcast dedicato – con un complesso incastro temporale. Puntata dopo puntata, esplorando in parallelo le storie dei personaggi, arriviamo a comprendere i traumi che hanno plasmato le loro vite da piccoli. E che ne fanno, oggi, le figure complesse e dolenti che incontriamo all’inizio del racconto.
La famiglia disfunzionale, nuovo topos della narrativa seriale, è quindi al centro del racconto. Con un’attenzione non solo psicologica ma anche filosofica e metafisica. L’orrore esiste, e assume forme diverse: il mostro dell’infanzia diventa in età adulta la dipendenza da eroina; le ferite ricevute da piccoli rendono impossibile il contatto fisico; lo spettro da cui si era ossessionati è uno specchio profetico che mette in collegamento piani temporali diversi.
All’uscita fu una rivelazione: una serie tv horror avvincente, intelligente, effettivamente paurosa. In cui la paura deriva, appunto, più dall’angoscia esistenziale che non dai soliti jump scare.
Abbiamo parlato congiuntamente delle due serie del ciclo antologico The Haunting of… in questo articolo.
The Haunting of Bly Manor
Due anni dopo, la serie ritorna con un secondo capitolo: The Haunting of Bly Manor (9 episodi, Netflix). Se Hill House proponeva un’articolazione temporale a incastro, con piani separati da decenni ma sorprendentemente collegati in diversi punti, Bly Manor radicalizza l’approccio narrativo e drammaturgico. Portando i personaggi, e lo spettatore, a sprofondare in loop spazio-temporali esistenziali metafisici ancora più audaci.
Anche qui il racconto di Mike Flanagan gioca con i piani temporali, in modo solo apparentemente più semplice, proponendo una struttura a cornice. Una donna, alle prove di un matrimonio, intrattiene gli altri ospiti con il racconto notturno di una storia paurosa: è la storia che verrà raccontata allo spettatore, e che si è svolta in Inghilterra 20 anni prima. Quella di una giovane tutrice americana che viene chiamata ad accudire due bambini, rimasti orfani, in una grande e antica casa che presto inizia a ospitare apparizioni e fenomeni.
Le case stregate, narrativamente al centro di ambo le storie, sono solo il punto di partenza di un viaggio che intende il genere come esplorazione di un orrore prima mentale che fisico, o metafisico. Ciò che interessa a Flanagan è il disorientamento che deriva dalla perdita progressiva di punti di riferimento. La cornice della realtà si sgretola, i demoni individuali si mescolano a forze oscure che agiscono non tanto per volontà di nuocere quanto come dei buchi neri. Ricordi, desideri, rimpianti, sensi di colpa: è questa la materia di cui sono impastati questi racconti horror.
Pur con qualche sbavatura (Mike Flanagan ha scritto e diretto solo alcune puntate, a differenza di Hill House), Bly Manor tiene l’asticella di The Haunting altissima.
Di Bly Manor abbiamo discusso in questa puntata del podcast:
The Haunting of Bly Manor: il gotico secondo Flanagan | PODCAST
Midnight Mass: l’opera più personale di Mike Flanagan
Come recita l’accurata presentazione di Netflix, “Midnight Mass racconta la storia di una piccola comunità isolana le cui divisioni sono amplificate dal ritorno di un giovane caduto in disgrazia e dall’arrivo di un carismatico prete. Quando l’apparizione di padre Paul sull’isola di Crockett coincide con eventi inspiegabili e apparentemente miracolosi, un rinnovato fervore religioso si impadronisce della comunità – ma questi miracoli hanno un prezzo?”.
Trattandosi di un horror un horror soprannaturale, la risposta la potete immaginare facilmente: certo, ci sarà un prezzo da pagare. Ma vi assicuro che molto difficilmente potrete indovinare in che direzione il racconto andrà, e fino a che punto le cose si spingeranno.
La prima puntata ci porta, letteralmente, sulla piccolissima isola (127 abitanti, 50 km al largo delle coste degli Stati Uniti nord occidentali). Ci arriviamo seguendo Riley (Zach Gilford, Friday Night Lights), che torna nel suo luogo natale dopo 4 anni di prigione: imprenditore di successo, una notte ha ucciso una giovane donna in un incidente d’auto. Era ubriaco, e da allora l’immagine di lei lo ossessiona.
Assieme al disorientato Riley è sbarcato sull’isola anche padre Paul (Hamish Linklater, Legion), carismatico giovane prete venuto a sostituire il vecchio monsignor Pruitt, ricoverato sul continente dopo essersi sentito male durante un pellegrinaggio in Terrasanta. L’arrivo del nuovo sacerdote coincide con una serie di eventi misteriosi (una strage di gatti dopo una violenta tempesta, apparizioni sinistre) e guarigioni miracolose. Come reagirà la piccolissima comunità alle novità?
Bella, avvincente, ambiziosissima, a tratti persino commovente, Midnight Mass è chiaramente per Mike Flanagan una meditazione anche personale. Sul dolore e sulla fede, la religione e la religiosità.
Di Midnight Mass abbiamo parlato in questo articolo:
Midnight Mass: splendido racconto gotico sulla follia religiosa
E in questa puntata del podcast:
Midnight Mass: angeli, miracoli, terrore sull’isola | PODCAST
The Midnight Club
L’unico passo falso di Mike Flanagan, tra le serie, è per noi The Midnight Club (2022): un horror mystery-thriller con, plausibilmente, venature soprannaturali, anche se la cosa potrebbe essere discutibile. Di che parla?
Di un gruppo di otto ragazzi, tutti malati terminali, che la peculiare casa di cura Brightcliffe Home accoglie. Una grande vecchia villa affacciata sulla scogliera, davanti a un mare ventoso. Il loro destino è segnato, e la struttura offre un porto sicuro: un luogo dove vivere gli ultimi mesi della propria vita liberamente, condividendo con altri coetanei un percorso, scegliendo ciascuno a modo suo i termini con cui chiudere la propria esperienza terrena. Allo scoccare della mezzanotte, ogni giorno, si ritrovano nella biblioteca: è il Midnight Club del titolo. Ogni notte, a turno, uno di loro racconta agli altri una storia, spesso di fantasmi. E si promettono che il primo a soccombere alla malattia proverà a mettersi in contatto con gli altri dall’oltretomba. Per confermare loro se c’è qualcosa dopo.
L’ambientazione è nel pieno degli anni ‘90. Che poi sono gli anni di pubblicazione di The Midnight Club e degli altri libri di Christopher Pike a cui la serie si ispira. l libro The Midnight Club fa da ossatura alla serie. Gli altri romanzi (27!!) alimentano le storie notturne raccontate dai membri del club. Il che faceva presagire, con qualche apprensione, una prosecuzione dello show dopo la prima stagione. Per fortuna il progetto, che non è certo inguardabile ma è ben lontano dagli standard cui ci ha abituato Mike Flanagan, si è fermato.
La caduta della casa degli Usher: il capolavoro di Mike Flanagan
E arriviamo al capolavoro di Mike Flanagan, come raccontiamo in questo articolo: La caduta della casa degli Usher. La storia inizia nel 2023, stesso anno di uscita della serie, subito dopo che Roderick Usher, il ricco e potente CEO della corrotta azienda farmaceutica Fortunato Pharmaceuticals, ha perso tutti e sei i suoi figli – dal più piccolo al più grande – nel giro di due settimane. La sera dopo il funerale dell’ultimo dei suoi eredi, Roderick invita C. Auguste Dupin, il procuratore degli Stati Uniti che ha dedicato la sua carriera a smascherare la corruzione degli Usher, ad ascoltare la sua confessione. Nella sua casa d’infanzia, ormai diroccata, Roderick racconta a Dupin la vera storia della sua famiglia. Dall’origine della sua fortuna al suo rovescio, definitivo e senza appello. Dal trionfo alla caduta.
La serie è un mix di horror, thriller e dramma familiare, che esplora i temi della colpa, della vendetta, della follia e della corruzione. Il cast è composto da attori tra cui spiccano alcuni volti ricorrenti nelle opere di Mike Flanagan, come Carla Gugino, Henry Thomas, Kate Siegel, Rahul Kohli, Samantha Sloyan, Zach Gilford, Bruce Greenwood. Accanto a una new entry di peso come Mark Hamill.
La caduta della casa degli Usher è probabilmente il capolavoro di Mike Flanagan. Ed è anche un formidabile omaggio – attualizzante e insieme molto rispettoso – all’universo narrativo delle opere di Edgar Allan Poe (ne parliamo in dettaglio nel podcast), maestro americano ottocentesco del racconto horror, gotico, giallo. Un progetto audace, una scommessa difficile e riuscita, per un autore da cui ci aspettiamo ancora gioielli.
Qui il nostro approfondimento su La caduta della casa degli Usher:
Ne abbiamo discusso anche in questa puntata del podcast: