Jeannie di Strega per amore, Marion di Happy Days, Caroline de La Casa nella Prateria, Luise de I Jefferson… goodbye. Qualcosa è cambiato nell’immaginario della famiglia americana. Non poteva essere altrimenti, con l’avvento dei divorzi, dell’emancipazione femminile e, più recentemente, del #metoo. Ma toccare un caposaldo della rappresentazione pop americana come la figura delle “casalinghe” resta deflagrante.
Le generazioni post Boom economico sono cresciute con i prodotti anni ‘70. Come Strega per amore, dove Jeannie era relegata alla cura domestica, anche se dotata di superpoteri. E con l’esplosiva Louise, coniugata Jefferson, affatto remissiva. O l’arcaica Caroline de La casa nella Prateria, che cresce tot figli nel selvaggio West. Mica donnette. Tutte buone, positive e, soprattutto, devote. Ma nel nuovo millennio qualcosa è cambiato.
Nelle prossime righe verranno prese in considerazione 5 serie televisive (senza pretesa alcuna di esaustività), in cui l’immagine delle “casalinghe americane” viene prima stravolta e poi irrimediabilmente rivoluzionata. Un processo – evolutivo (?) – che dura da 20 anni.
1. Desperate housewives: le casalinghe del nuovo millennio
Non si può non iniziare questa mini rassegna con la serie capostipite, Desperate Housewives, al via nel 2004, di cui qui potete vedere la primissima scena. Ambientata nel quartiere fittizio di Wisteria Lane, nella città immaginaria di Fairview, racconta le vite di sei casalinghe che combattono le loro battaglie domestiche sullo sfondo di molti misteri che sconvolgono l’apparente tranquillità della ricca periferia borghese americana. Il tono e lo stile combinano elementi di dramma, commedia, giallo, satira e soap opera. Con 180 episodi complessivi, Desperate Housewives è la serie con protagoniste femminili più longeva nella storia della televisione statunitense, battendo il record detenuto precedentemente da Streghe.
Per farla breve, in 8 anni succede praticamente di tutto: dalle zuffe per un uomo all’omicidio nascosto da tutte le protagoniste, passando per varie morti che coinvolgono solo alcuni dei protagonisti. Ogni stagione contiene almento un omicidio e svariati altri crimini, alla faccia dei molti che l’hanno (probabilmente senza averla vista) definita una serie “rosa”. Le protagoniste attraversano, rispettivamente, alcolismo, aborti, abbandoni, incidenti, truffe, tradimenti… nella deliziosa cornice della loro borghesissima suburbia.
Frutto della produzione di Marc Cherry, autore fino ad allora praticamente disoccupato, le vicende delle casalinghe vengono raccontate da una delle loro amiche. Che si è suicidata. Nel corso degli anni emergeranno i motivi oscuri della sua morte, ma senza mai perdere una certa leggerezza formale. Per quanto Desperate Housewives sia un drama, con molti momenti thriller, la cipria comedy non manca (quasi) mai. Caratteristico è lo schema delle protagoniste/amiche: “modella viziata”, “donna in carriera”, “casalinga verace”, “fricchettona”. Nel corso degli anni i personaggi evolvono in modo sorprendente, acquisendo sempre nuove sfaccettature, e faranno piangere milioni di fans all’annuncio della puntata conclusiva, nel 2012.
2. Big Little Lies
Nel 2017 vede la luce Big Little Lies, serie televisiva creata da David E. Kelley (Ally McBeal, Avvocati a Los Angeles, Boston Legal, The Practice, The Undoing), basata sul romanzo omonimo di Liane Moriarty e prodotta dalla HBO. La storia parla di Celeste, Jane e Madeline, tre amiche e madri che vivono a Monterey, California. E sono alle prese con piccoli e grandi problemi della vita quotidiana e delle amicizie (che vere amicizie poi non sono). Madeline, madre di Chloe e Abigail e moglie di Ed, soffre perché la figlia maggiore sta crescendo a fianco della nuova compagna dell’ex marito Nathan, Bonnie. Jane è una ragazza madre con un trauma alle spalle da superare, mentre Celeste, ex avvocatessa di successo, subisce gli abusi e le violenze del marito.
Le loro vite vengono scosse da un omicidio, avvenuto durante una festa di beneficenza per i genitori nella scuola frequentata dai loro figli. Dettaglio non secondario è che Celeste è interpretata da Nicole Kidman, che è anche tra le produttrici. Non solo: nella seconda stagione la co-protagonista è Meryl Streep, nel ruolo della suocera.
In Big Little Lies l’aspetto comedy e soap opera è praticamente azzerato. Il personaggio della casalinga criminale è ormai sdoganato e non ha bisogno di sovrastrutture glitter per proporsi al pubblico. Se Desperate Housewives vive in una scenografia molto colorata e pop, con toni che richiamano gli anni ‘60 di Norman Rockwell, le casalinghe di Kelley vivono nella piena contemporaneità. E non fingono nemmeno più di essere lo stereotipo dell’immaginario americano. A fare da sfondo alla loro drammatica vicenda c’è ‘solo’ l’oceano che sbatte contro le coste di Monterey. La serie dura soltanto due stagioni, ma i dialoghi rarefatti, gli improvvisi cambi di ritmo e una colonna sonora molto ricercata ne fanno una piccola chicca del genere.
3. Good girls
Se Big Little Lies prende Desperate Housewives e lo spoglia del lato comedy e soap, Good Girls, nel 2018, fa l’operazione opposta. La serie segue le vicende di tre madri di Detroit, due delle quali sorelle (Beth e Annie), che assieme all’amica Ruby hanno difficoltà economiche. Beth, casalinga madre di quattro figli nonché sorella maggiore di Annie, viene a conoscenza dei molteplici tradimenti del marito Dean con la sua segretaria, proprio mentre la loro concessionaria va verso il crac. Annie, sorella minore di Beth, è una madre single impulsiva e mai cresciuta che lavora in un supermercato di periferia. Ruby è un’amica delle due sorelle: cameriera in una tavola calda, è madre di due figli e moglie di un poliziotto. La figlia maggiore di Ruby necessita di un trapianto di reni a causa di una rara patologia.
Le tre decidono di fare una rapina, che frutta 500mila dollari. Ma il bottino era già nel mirino di una gang. Da questo incipit, che si sviluppa velocemente già nella prima puntata, si diramano 4 stagioni, in cui le raffiche di gag nella sceneggiatura non compensano lo scarso spessore dei personaggi. La situazione di partenza è chiarissima e drammatica, ma resta solo uno spunto per le sgangherate disavventure delle protagoniste, di cui non vengono mai svelati trascorsi né tratteggiate sfumature. Dopo 3 anni la NBC ne decide lo stop. Netflix ne acquisisce i diritti ma non produce ulteriori stagioni. La serie si è quindi chiusa nel 2021, senza un reale finale.
4. Le vedove del giovedì
L’onda lunga delle casalinghe di Wisteria Lane arriva fino ad oggi (e probabilmente proseguirà), con Netflix che nel 2023 ha prodotto in Messico la miniserie Le vedove del giovedì (Thursdays’ Widows), tratta dall’omonimo libro del 2005 della scrittrice Claudia Piñeiro. La vicenda si ispira a una storia vera, accaduta quando l’Argentina ha affrontato la sua crisi economica più dura. Arrivata a casa, Teresa trova il marito Tano e due suoi amici morti. La vicenda sciocca i residenti del lussuoso complesso di Los Altos de las Cascadas, una specie di “riserva per ricchissimi”. Viene etichettata subito come incidente, ma presto emergono dubbi. Niente è davvero come sembra nel lussuoso borgo. Le famiglie sembrano perfette e senza macchia, ma nell’intimità delle loro case nascondono i segreti più terribili. Nel paradisiaco Los Altos de las Cascadas le apparenze ingannano e il finale sarà atroce…
Una manciata di puntate sono sufficienti per ricevere quello che serve da questo prodotto: decoroso, ma che non fa strappare i capelli. Degne di nota alcune sottotrame che pongono l’accento su temi controversi come il classismo (emblematica la scena in cui una cameriera riceve in regalo una maglietta dismessa ed è poi costretta a restituirla alla padrona che si è dimenticata di avergliela data) alla violenza sulle donne, dalla crisi della famiglia tradizionale al timore dei ragazzi di vivere apertamente la propria omosessualità (circostanza seppure solo accennata).
5. Love&Death: casalinghe tra normalità, desiderio, omicidio
Miniserie televisiva statunitense, diretta da Lesli Linka Glatter e sceneggiata da David E. Kelley (già citato per Big Little Lies) è basata sulla vera storia di Candy Montgomery ed è stata distribuita a partire dal 27 aprile 2023 su HBO Max. Texas, fine anni ‘70. Candy (Elizabeth Olsen), una casalinga insoddisfatta, inizia una relazione con Allan, il marito della sua amica, vicina di casa e compagna di congrega Betty Gore. Qualcosa di puramente carnale che ha il solo scopo di scuotere le loro vite noiose. Queste due coppie, Candy e il marito Pat, e nella casa accanto Betty e il marito Allan, conducono vite familiari tranquille in una piccola città. Ma nulla è come sembra. La notte del 13 giugno 1980 l’insospettabile Candy afferra un’ascia e, nella lavanderia, uccide brutalmente l’amica Betty con decine di colpi.
Il processo che ne segue mette in luce il lato oscuro del sogno americano. Ridefinendo il profilo di una giovane donna che, dopo aver fatto ogni cosa come doveva essere fatta, fa una pessima scelta per riempire un buco nella sua psiche risalente all’infanzia.
Tratto da un reale fatto di cronaca, come The Thing about Pam, qui la sceneggiatura è più attenta a disegnare con spietata precisione il quadro sociale. L’omicidio avviene solo al quarto episodio e le tre ore precedenti sono dedicate alla descrizione della vita quotidiana in questo piccolo paese alla periferia di Dallas. I mariti vanno al lavoro, le mogli passano le giornate dedicandosi alla casa, all’educazione dei figli e alla gestione della religiosissima comunità. A un certo punto avviene una scappatella, molto “pudica”, molto “perbene”, che dopo qualche mese si interrompe. Ma è proprio nei primi tre episodi che gli autori riescono a creare una curiosità morbosa nello spettatore, che resta inchiodato ad ascoltare chiacchiere rarefatte, quasi da film svedese, perché stregato da una regia sapiente, che semina inquietudini come piccole note stonate nella narrazione placida.
Impossibile non cogliere in questo piccolo gioiellino l’imprinting di Desperate Housewives. Non certamente nella trama, che è tratta da una storia vera. Ma sicuramente nella costruzione del ritmo narrativo, che scivola su dialoghi leggeri per poi sferrare, anche dopo ore, il colpo di scena che ribalterà le sorti dei protagonisti.
Lo avevamo detto in premessa: questa piccola rassegna non pretende di essere esaustiva. Vuole però evidenziare un radicale cambiamento nella narrazione di un caposaldo della cultura americana, la casalinga, che da angelo del focolare, pur con molte sfaccettature, diventa un demone potente. Fino a spingersi all’omicidio. Ma, come abbiamo visto, senza per questo diventare un personaggio negativo – anzi.
Questa lettura si ferma oltreoceano. Si attendono notizie dalle “casalinghe di Voghera”.
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