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Modern Family, una spassosa sitcom reazionaria | Nuovi classici
Modern Family, podcast | Puntata a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Livio Pacella.
A dispetto del proprio titolo, Modern Family (di cui abbiamo parlato anche in questo articolo) è una sitcom sostanzialmente reazionaria, come discutiamo in questa puntata del podcast. Perché nei 250 episodi delle sue 11 stagioni, in onda con enorme successo tra il 2009 e il 2020, la messa in scena della famiglia che costruisce non ha il coraggio, o l’anticonformismo, o neppure la “modernità” del titolo.
Intendiamoci: è uno show fatto benissimo, spesso divertente, che nella sua corsa ha raccolto ben 22 Emmy e che si può guardare con piacere. Ma resta un piacere dopolavoristico, superficiale, impalpabile – il canto del cigno di un’idea di famiglia che nella realtà non esiste più.
“Nuovi classici”: il podcast a due voci di Mondoserie su show che diventano fenomeni immediati.
Le tante famiglie di Modern Family
La Modern Family del titolo, lo raccontiamo nel podcast, è una famiglia allargata, fatta di tre gruppi assai diversi. C’è la famiglia nucleare tradizionale: madre, padre, tre figli di età e sessi differenti. C’è la famiglia omosessuale, composta da due uomini che presto decidono di adottare una bambina (vietnamita). E infine c’è la famiglia mista: coppia di seconde nozze, lui ultra yankee, lei sudamericana esplosiva con un figlio di primo letto; e, più avanti, una nuova nascita.
A legare i tre nuclei è il rapporto tra il patriarca Jay Pritchett (Ed O’Neill), la figlia Claire (Julie Bowen), il figlio Mitchell (Jesse Tyler Ferguson). Ciascuno, ovviamente, ha le proprie caratteristiche uniche: difetti, tic, abitudini. E ogni nucleo ha i propri problemi. Il patriarca, neo-pensionato in crisi di identità, con la procace e chiassosa giovane moglie colombiana (Sofia Vergara) e il di lei complessatissimo figlio (Rico Rodriguez). Claire e Phil Dunphy (Ty Burrell), genitori che vedono i figli via via diventare grandi e andarsene. Mitch e Cam (Eric Stonestreet), la coppia gay alle prese con le difficoltà del crescere una bimba, peraltro asiatica. Ma tutto, sia chiaro, con le dinamiche e nello stile appunto di una sitcom: ritmata, divertente, leggera. Anzi, leggerissima.
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