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Kizazi Moto: generazione di fuoco (e belle speranze) | Animazione
Kizazi Moto, podcast | Puntata a cura di Untimoteo.
Traducibile con “Generazione di Fuoco”, Kizazi Moto è un raccolta di cartoon brevi e autoconclusivi realizzati da studi di animazione africani a tema fantascientifico.
Un’operazione promossa da Peter Ramsey (Spiderman: un nuovo universo e Across the Spider Verse) e presente sulla piattaforma Disney+ con 10 opere molto interessanti. Che nonostante il ridotto minutaggio si segnalano per estetica visionaria, ritmi sostenuti e una narrazione che preferisce l’emotività alla logica scansione degli eventi.
Dal punto di vista tecnico il risultato è impressionante. Coloratissimo, ricco di fantasia e ipercinetico, con personaggi dai design accattivanti ed espressivi. Nonostante l’eterogeneità degli stili e delle tecniche e la forma antologica vi sono dei tratti comuni che fanno rientrare l’operazione nella corrente Afrofuturista.
“Animazione” è il format del podcast di Mondoserie dedicato alle diverse scuole ed espressioni del genere, dall’Oriente alla scena europea e americana.
Afrofuturismo: abolire l’umanità per eliminare la discriminazione razziale
Kizazi Moto è stata presentata come una raccolta di corti a soggetto Afrofuturista. A un livello superficiale quindi siamo di fronte a 10 cartoni fantascientifici. In cui i tipici scenari dell’Africa contemporanea, rurale o metropolitana che siano, sono trasposti secondo un immaginario altamente tecnologico. Per capirci, senza troppe sottigliezze, un po’ come nella rappresentazione del Wakanda nell’immaginario Marvel.
Eppure l’Afrofuturismo, nato come corrente artistica nell’America degli anni ‘70, è qualcosa in più di una semplice declinazione della fantascienza canonica. Le opere Afrofuturiste sanno essere raffinate e sovversive colpendo lo stomaco e la mente. Hanno fatto parte di questo movimento i pittori Jean Michel Basquiat e Ellen Gallagher, la scrittrice Octavia E. Butler e una lunga serie di musicisti: come Sun Ra, i Funkadelic e i Parliament di George Clinton, l’ultimo Jimi Hendrix e una certa produzione dei Public Enemy, per finire con i più recenti Outkast, Erykah Badu e Flying Lotus.
L’Afrofuturismo parte da una considerazione estrema: se l’umanità è divisa in razze e ciò determina discrimazione e segregazione, allora va abolito il concetto di umanità. In questo senso l’immaginario fantascientifico si presta perfettamente. Permettendo di narrare gli orrori del razzismo utilizzando i robot come metafora della schiavitù (in ceco robot significa proprio schiavo) e gli alieni come un modo per rappresentare la paura del diverso.
Kizazi Moto: avanguardia soft
In realtà, in Kizazi Moto questo elemento viene quasi completamente a mancare preferendo concentrare lo sguardo all’interno di quest’Africa fantascientifica avulsa dal resto del mondo. Sono comunque presenti altri punti di connessione con la corrente Afro futurista.
La rivendicazione dell’accesso alla tecnologia da parte del continente. La preminenza della figura femminile come entità che crea e preserva. Una visione ecologista. Il mondo di questi cortometraggi conserva i valori tradizionali e trasferisce il folklore popolare in un contesto sci-fi dove gli spiriti esistono ancora, e le divinità approdano sui social network.
In generale si cerca una narrazione emotiva, qualche volta anche a discapito di una lineare narrazione dei fatti. Il risultato è comunque godibile e originale, tra savane ipertecnologiche, oceani in cui fare gare di surf estremo e portali verso mondi misteriosi.
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