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Paprika è da oggi su Netflix: riscopriamo Satoshi Kon | PODCAST
Paprika di Satoshi Kon, podcast | Puntata a cura di Untimoteo.
Da oggi (1 agosto) su Netflix potete trovare Paprika: forse il capolavoro di Satoshi Kon. È l’occasione per scoprire, o approfondire, questo visionario e potente regista giapponese. Che ha dedicato la sua breve vita (1963-2010) a indagare con i suoi lungometraggi animati il misterioso intreccio tra sogni, immaginazione e realtà. Ispirando film di grande successo come Inception.
Ripubblichiamo la puntata in cui parlavamo dei suoi lavori: i film anime Perfect Blue (1997), Millennium Actress (2001), Tokyo Godfathers (2003), la serie Paranoia Agent (2004) e appunto il gioiello Paprika (2006). Il suo ultimo lavoro prima della morte prematura è un cortometraggio di un solo minuto: Ohayo, Buongiorno. Lo potete vedere nel pezzo dedicato a Kon.
“Animazione” è il format del podcast di Mondoserie dedicato alle diverse scuole ed espressioni del genere, dall’Oriente alla scena europea e americana.
Paprika: sognando un sogno
Realizzato nel 2006, Paprika è uno dei film più noti di Satoshi Kon, e forse quello che rappresenta al meglio le capacità tecniche del regista: una fusione perfetta delle sue opere precedenti. In una Tokyo contemporanea una nuova macchina sperimentale permette di curare le patologie di natura psichiatrica introducendo degli agenti speciali nei sogni dei pazienti. Alcune di queste macchine vengono rubate e la dottoressa Atsuko, coadiuvata dal suo alter ego del mondo dei sogni, per l’appunto Paprika, parte alla ricerca di queste macchine. Spingendosi in una serie di sogni posizionati a scatole cinesi, mentre il mondo attorno a lei inizia letteralmente a impazzire.
Questo film è il manifesto finale dei suoi primi dieci anni di carriera e presenta la maturità di tutte le linee della sua poetica: il confine tra vita e sogno è un drappo che cela un’altra realtà sotto di esso, l’assurdità del mondo dei sogni non ha bisogno di chiaroscuri che celano le immagini ma possono esporsi in tutta la loro luce e nel loro alienante colore, i corpi sono sempre più plastici e si deformano come in un quadro di Dalì
I richiami simbolici si fanno più evidenti e diviene anche manifesto ormai il suo omaggio al cinema, parlando apertamente di stili di ripresa, omaggiando Fellini, Kubrick, Cronenberg ma anche il cinema di genere. In questo film, dietro il pretesto di un thriller onirico, si nasconde una dichiarazione d’amore a cuore aperto per la settima arte. Non stupitevi infine se guardandolo avrete la sensazione di averlo già visto: nel 2010 Inception di Christopher Nolan ne riprende in parte le tematiche. E in toto più di una inquadratura.
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Leggi qui il nostro articolo sull’opera di Satoshi Kon
Ascolta la puntata sulla serie Paranoia Agent