Figlio, la mente adegua
alla bestia rocciosa del mare,
alla sua pelle, e tratta
con tutte le città:
pronto a dire ai presenti sempre sì
muta e rimuta idea.
(Pindaro, le Pitiche)
Questo consigliava molti secoli fa Pindaro, un poeta della grecia antica. I nostri antenati ritenevano il polpo (detto anche piovra) un maestro di adattabilità, da cui imparare. 2500 anni dopo, il naturista Craig Foster, con spirito diverso e tutt’altri mezzi, ci dice la stessa cosa.
Il documentario My octopus teacher, o meglio, Il mio amico in fondo al mare (nella traduzione italiana) uscito nel 2020 su Netflix, ha avuto un ottimo ritorno di critica e pubblico.
Vincitore dell’Oscar come miglior documentario nel 2021, racconta un anno di amicizia tra un umano (Craig Foster) e una piovra, scoperta da Foster nel suo peregrinare subacqueo nelle foreste di alghe del Sudafrica, vicino a Cape Town.
Di cosa parla Il mio amico in fondo al mare
Dapprima guardingo, Foster si avvicina ogni giorno di più alla sua nuova amica, che a tratti addirittura lo abbraccia, lo riconosce e lo accarezza. In Il mio amico in fondo al mare li seguiamo nelle magnifiche acque poco profonde delle foreste di alghe, luogo che oggi Foster continua a monitorare e proteggere con la sua associazione Sea Change Project.
Molte sono le avventure della piovra in quest’anno di vita in ‘comune’ con la telecamera. Incredibilmente astuta, più di una volta riesce a sfuggire agli attacchi insistenti degli squali. Si sa, il polpo è intelligentissimo. Ha tre cuori, può cambiare colore e l’assenza di scheletro gli permette di mutare forma e passare attraverso cunicoli molto stretti. Catturato dai pescatori, spesso scappa attraverso i boccaporti delle navi e riguadagna la libertà.
L’aspettativa di vita di una piovra è di circa un anno. Una volta deposte le uova, sta accanto a loro per difenderle per dei mesi, senza nutrirsi. Schiuse le innumerevoli uova, lei muore. E il ciclo vitale ricomincia.
Come nel poema di Pindaro, Foster si rivolge nell’arco di tutto il documentario al figlio. Gli racconta della piovra, delle sue prodezze, di quella volta che uno squalo le aveva mangiato uno dei tentacoli e lei se l’è fatto ricrescere. Apparentemente il rapporto con la piovra ha salvato Foster da una depressione e rinsaldato i rapporti col figlio, oggi biologo marino.
“La mia amicizia con la piovra mi ha insegnato tante cose. La prima è che scendendo quaggiù, in queste acque, devo sentirmi parte di questo mondo e non un semplice visitatore.”
Una creatura da sempre al centro delle fantasie umane
Il polpo ha alimentato molte fantasie nel corso dei secoli, specialmente le piovre giganti che, a differenza di quelle comuni, arrivano a pesare 490 chili per una lunghezza di 10 metri. Il mitico Kraken, polpo mastodontico, è universalmente conosciuto grazie ai primi libri di fantascienza marina e naturalmente al ciclo di film Pirati dei caraibi, dove Jack Sparrow lotta con questa bestia immensa.
Poco a che vedere con la nostra piccola piovra protagonista di questo splendido documentario, Il mio amico in fondo al mare.
La rara intelligenza e adattabilità di questo animale, dal genoma più ampio di quello umano, ha ispirato anche Lautréamont (pseudonimo dello scrittore Isidore Ducasse), che in uno dei suoi Canti di Maldoror vi si identifica, guardando il Vecchio Oceano.
O polpo dallo sguardo di seta! Tu che hai un’anima inseparabile dalla mia; tu che sei il più bell’abitante del globo terrestre, che comandi a un serraglio di quattrocento ventose; tu che sei il luogo in cui risiedono nobilmente la dolce virtù comunicativa e le grazie divine, perché mai non sei insieme con me, col tuo ventre di mercurio contro il mio petto d’alluminio, seduti entrambi su una roccia della vita, a contemplare questo spettacolo ch’io adoro?
Un altro racconto di simbiosi tra uomo e animale: “La mia vita di tacchino”