L’America è un’idea complessa: non fidatevi di chi vi dice “se volete capire l’America, guardate questa cosa”. Tuttavia, se volete capire almeno un pezzo d’America, quella forse meno glam ma non per questo poco potente o reale, guardate la serie prodotta nel 2018 da Showtime, rinvenibile su Sky e intitolata Who is America?
Già: chi è l’America? Chi la rappresenta? Non sono domande peregrine, nel tempo di Trump e di una frattura senza precedenti nella stessa autorappresentazione di una Nazione che, anche quando capita di non amarla o persino di detestarla, è impossibile ignorare.
A porsi la domanda, e firmare le 7 esilaranti puntate di uno show ibrido, a metà tra satira e documentario, è il luciferino Sacha Baron Cohen. Che torna, a distanza di qualche anno, alle modalità già usate con successo in Da Ali G show: assumere l’identità di diversi e improbabili (ma sempre misteriosamente credibili) personaggi per creare interviste imbarazzanti e rivelatrici. Nello show originale, gli alias del nostro eroe erano personaggi che poi si sono guadagnati ciascuno un proprio film: Ali G, Borat, Brüno.
Who is America: un attacco iconoclasta alla politica americana
L’oggetto di questa nuova indagine antropologica tragicomica è più politico: vittime di Baron Cohen sono figure di primo piano come Bernie Sanders, Dick Cheney (l’ex vicepresidente di Bush jr), Joe Arpaio (il controverso sceriffo della Maricopa County, in Arizona), il giudice della corte suprema dell’Alabama Roy Moore, O.J. Simpson e varie altre personalità politiche o celebrità.
Per affrontarli, il brillante autore e attore inglese crea nuovi irresistibili personaggi: tra i più riusciti, un teorico delle cospirazioni dell’ultradestra; un universitario liberal, studioso del gender e attivista Democratico; un esperto israeliano di anti-terrorismo, che cerca di spingere diversi politici americani a promuovere una legislazione che consenta di armare i bambini fin dai 3 anni di età per contrastare il fenomeno delle stragi nelle scuole (incredibile ma vero, in diversi sottoscrivono. Con entusiasmo).
Polemiche, controversie, azioni legali
Come sempre, infinite polemiche, proteste, cause legali hanno accompagnato il nuovo lavoro di Sacha Baron Cohen. Ma, a ben guardare, sono recriminazioni pretestuose. Le sue tattiche sono ingannevoli? Certo. Pure, non è che il comico costringa i propri interlocutori a cacciarsi nei penosi cul-de-sac in cui finiscono: sono fin troppo felici di partecipare alla propria autodistruzione, mostrando un’assenza di autocontrollo decisamente allarmante (specie per chi ha ruoli di potere o di governo). E soprattutto dando prova di quella un po’ penosa tendenza molto umana a compiacere la persona con cui stiamo parlando.
A molte “vittime” le interviste hanno causato cospicui imbarazzi; a Jason Spencer, rappresentante statale della Georgia, sono costate il posto, dopo la diffusione dell’episodio in cui si faceva convincere a calare le braghe (letteralmente) come tattica contro gli omofobi terroristi islamici e a gridare epiteti razziali qui irripetibili (trovate l’edificante scenetta nella clip qui sotto).
L’America – lo sappiamo – è complessa. Ha un’anima idealista, e ne ha una da bullo. Se volete guardare in faccia la seconda, fatta di pregiudizi, razzismo, propensione alla violenza, estremismo politico e – francamente – notevoli dosi di idiozia, questo show fa per voi. Vi farà ridere, molto; e vi spaventerà, forse di più.
Giudizio: educativa.
Una versione precedente di questo articolo è stata pubblicata il 6 maggio 2019 su The Week, settimanale del gruppo editoriale Athesis.