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Dexter, il ritorno del serial killer di serial killer | 1 classico in 2
Dexter, podcast | Puntata a cura di Livio Pacella e Jacopo Bulgarini d’Elci.
Partiamo da un po’ di aggiornamenti. Per chi ama Dexter Morgan, il serial killer di serial killer, ci sono grandi notizie. Che rinverdiranno mitologia ed eredità del personaggio, già protagonista per 8 stagioni, dal 2006 al 2013, di una serie molto amata e popolare: appunto, Dexter (oggi su Netflix).
È atteso per fine 2024, su Showtime, il debutto di Dexter: Original Sin. Una serie prequel ambientata nel 1991, quindici anni prima degli eventi dello show originale. Racconterà gli anni giovanili di Dexter Morgan, dopo la laurea e la sua introduzione ai personaggi chiave della serie madre. Ma non solo: Dexter: New Blood (in Italia su Sky, NOW), il revival del vecchio show andato in onda con gran successo a fine 2021, e di cui abbiamo parlato in questa puntata del podcast, proseguirà. Incentrandosi sul figlio, Harrison.
Ancora non basta? Nel luglio 2024 è stato annunciata una nuova serie, sequel, intitolata piuttosto eloquentemente Dexter: Resurrection. Michael C. Hall riprende l’amato ruolo del serial killer che controlla il proprio demone scatenandolo solo contro altri assassini feroci – in particolare quelli capaci di eludere la giustizia.
Tutte buone ragioni per tornare a parlare del personaggio di Dexter, come facciamo in questo episodio del podcast, registrato a inizio 2022, poco dopo la conclusione del revival New Blood! Riflettendo anche sulla normalizzazione (e quasi moralizzazione) della figura del serial killer che la serie fa. E cosa questo ci dice sull’evoluzione della figura del serial killer, grande e problematico cattivo del nostro tempo.
“1 classico in 2” è uno dei format del podcast di Mondoserie: conversazioni a due voci su serie che hanno segnato l’immaginario.
L’invenzione del serial killer e le sue conseguenze.
La figura del serial killer è, almeno nel significato attuale, un’invenzione recente, come abbiamo raccontato in questo approfondimento. Sia dal punto di vista concettuale che in termini narrativi. Affiora nel 1960, proponendo un nuovo modello di “cattivo”: con Psycho e Peeping Tom (Lo sguardo che uccide), che presentano al pubblico i primi assassini “deviati”.
Nella seconda metà degli anni ‘70 assistiamo, in ambito accademico e investigativo, alla definizione scientifica e concettuale di quel genere di assassino che solo da quel momento verrà chiamato “serial killer”. Ed è subito dopo che questa figura viene popolarizzata: con il clamoroso processo al pluriomicida Ted Bundy, autore di delitti atroci. Il pubblico segue con avidità il processo, tra fine ‘70 e inizio ‘80. La figura di Bundy è così potente da continuare, ancora oggi, ad essere oggetto di nuovi racconti.
Puntuale arriva la traduzione cinematografica di questo ingresso, così disturbante e spiazzante, dentro la mente del serial killer: nel 1986 escono capisaldi del genere come Manhunter, Henry pioggia di sangue, The Hitcher… La definitiva consacrazione arriva subito dopo: con il romanzo e poi il film di enorme successo Il silenzio degli innocenti. È il 1991, lo stesso anno in cui viene pubblicato American Psycho.
L’esplosione (e degenerazione) moderna di questa figura è sotto gli occhi di tutti: onnipresente, onnisciente, onnipotente, il serial killer è il grande cattivo del nostro tempo. Ma un cattivo ancora più pericoloso perché capace, grazie al proprio genio e carisma, di farci contemplare con fascinazione i delitti più raccapriccianti (Dexter, come raccontiamo nella puntata del podcast; Hannibal; Mindhunter).
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Su Dexter e il suo recente ritorno leggi anche il nostro articolo.
Il nostro approfondimento sulla figura del serial killer