Bull. Ecco un esempio di prodotto il cui successo si basa su una scommessa evidente sulla pigrizia del pubblico: di cui solletica l’appetito per l’evasione, compiacendolo con il minimo sforzo. Tutto, in questa serie, è pomposo, artificioso, pretenzioso.
Lo è la storia: Jason Bull, psicologo ed esperto di scienze forensi, assicura ai propri clienti mirabili vittorie in tribunale selezionando e poi manipolando le giurie, con l’ausilio di un apparato tecno-psicologico tanto sontuoso quanto risibile.
Lo è l’attore protagonista, con le sue faccette perennemente ammiccanti e compiaciute: Michael Weatherly, già per 13 estenuanti stagioni negli eleganti panni dell’agente speciale Anthony “Tony” DiNozzo del popolarissimo NCIS (un altro insondabile mistero della TV); punto apicale della carriera, a nostro meditato giudizio, la relazione durata due anni con la bellissima Jessica Alba, conosciuta sul set di Dark Angel.
Alla base di Bull: il vanesio dr. Phil
E lo è ovviamente l’autore: Phil McGraw, che basa la storia su una parte della propria personale vicenda biografica e professionale. E che altri non è che il vanesio Dr. Phil.
Lanciato da Oprah nello scorso millennio, dal 2002 imperversa in proprio sulla tv americana dispensando dubbi consigli di vita. Ex psicologo clinico, è stato coinvolto in più di una controversia: da quella relativa a una serie di integratori e prodotti dimagranti a una famigerata apparizione – vista da molti come bieco sfruttamento di una situazione di fragilità – nell’ospedale dove era ricoverata Britney Spears.
Invisibile e incomprensibile la presenza come co-creatore e produttore esecutivo di un autore di buon nome come Paul Attanasio, due volte candidato all’Oscar per le sceneggiatire di Quiz Show e Donnie Brasco.
5 stagioni, e una sesta in arrivo: evidentemente, la scommessa di cui dicevamo in apertura è stata vinta.
Giudizio: da evitare.
Una versione precedente di questo articolo è stata pubblicata l’11 febbraio 2019 su The Week, settimanale del gruppo editoriale Athesis.