La conferma della notizia di una seconda stagione di Your Honor, la cui produzione ci si aspetta per l’anno prossimo, ci permette di recuperare questo show trasmesso in Italia da Sky nei primi mesi del 2021.
Devo dire in premessa che, quando è uscito, mi sono dovuto un po’ forzare per decidermi a guardarlo. Mi spaventava per il tema, l’ambientazione, lo stile, gli umori che dal trailer si potevano intuire (qui la versione italiana come al solito appiattita dal doppiaggio, più sotto quella originale).
E un po’ anche per il peso del protagonista, lo straordinario Bryan Cranston. Attore monumentale che non tornava a un ruolo di primo piano sul piccolo schermo dopo il successo clamoroso – e l’altrettanto eccezionale tour de force performativo – di Breaking Bad. Attore intenso, complesso, che contribuiva ad accreditare una certa idea di gravità e forse persino di pesantezza dello show.
Il giudizio su Your Honor, come dirò meglio più avanti, alla fine è misto. La si può certamente guardare, e non solo per le eccellenti performance. Ma è piuttosto faticosa, a tratti insoddisfacente. Facendo brillare nel confronto alcuni altri show, che hanno saputo affrontare temi simili in modo più convincente: ne parliamo in conclusione.
Di cosa parla Your Honor
La trama è in realtà pesante come me la immaginavo. New Orleans. Adam (Hunter Doohan) è un ragazzo che soffre d’asma. Una mattina, mentre è alla guida, un attacco di panico ne acuisce la condizione: si china per cercare l’inalatore, e investe un giovane motociclista, ferendolo gravemente. Vorrebbe soccorrerlo, poi si fa vincere dal terrore: mentre il ferito muore, lui scappa.
Adam è figlio dell’integerrimo e un po’ fanatico giudice Michael Desiato (il nostro Bryan Cranston, che della serie è pure co-produttore, e regista della tesa puntata finale). Michael convince il figlio ad andare a costituirsi.
Ma alla stazione di polizia scopre che la vittima era figlio di Jimmy Baxter (Michael Stuhlbarg), spietato capo del più grande gruppo criminale organizzato di New Orleans. Convinto che farà uccidere Adam per vendetta, Michael decide di coprire l’involontario omicidio commesso dal figlio.
Il giudice costruisce così un castello di menzogne, abusando ovviamente dei propri poteri e della propria rete di conoscenza, per proteggere il figlio dalla furia del malavitoso. Sotterfugi, favori, criminalità e corruzione faranno il resto: innescando una spirale di violenza che degenererà fino a che nessuno potrà più dirsi innocente.
Pro e contro, e i dubbi su una seconda stagione
Capite bene perché temevo la pesantezza. Ma avevo al contempo ragione e torto nell’esitare ad affrontare la miniserie, adattamento dello show israeliano Kvodo, qui sviluppato dallo sceneggiatore britannico e showrunner Peter Moffat. Ragione perché, sì, la serie richiede molte energie. E certo non rincuora, raccontando una storia che nasce come drammatica fatalità e progressivamente assume le tinte cupe della tragedia. E torto un po’ per le stesse ragioni: Your Honor è, e anzi vuole essere con tutte le sue forze, una tragedia moderna.
Se ci riesce, nonostante più di uno scricchiolio in sede di sceneggiatura, è per i due antagonisti. Cranston da una parte, ed era atteso. Ma anche, con un’intensità e complessità non inferiore, il mafioso di Michael Stuhlbarg: attore solitamente caratterista (e apprezzatissimo) che a tratti quasi ruba la scena al protagonista di Breaking Bad. Capaci entrambi di rendere con sfumature e ricchezza i ritratti di due uomini che, prima di ogni altra cosa, vogliono essere padri. Padri che soffrono, temono, macchinano per i propri figli. Disposti, per loro, a perdersi.
E schiacciati dalla forza delle donne. La moglie defunta per il giudice. La spietata consorte per il criminale, quasi una lady Macbeth di notevole forza (Hope Davis).
Insomma, Your Honor è questo: una serie faticosa, alla fine appagante, ma che lascia l’abbastanza costante rimpianto per come avrebbe potuto essere con una migliore qualità di scrittura drammaturgica.
In questo contesto, i dubbi su una seconda stagione non sono pochi. La stessa storia pare arrivare, nel tragico finale, alla sua giusta e forse inevitabile conclusione. Ci si chiede come potrà andare avanti, ma forse soprattutto se abbia davvero senso farlo…
Altri show (migliori) su temi simili a quelli di Your Honor
Breaking Bad, uno dei classici della complex tv del nostro tempo, una vera pietra miliare. A parte il protagonista, l’immenso Bryan Cranston nei panni dell’iconico Walter White, Breaking Bad condivide alcuni temi con Your Honor. Su tutti quello della famiglia e di un’idea straziante ma anche distorta del dovere del padre.
Oltre all’articolo già citato ne abbiamo discusso, in particolare sui temi legati alla famiglia, in questa puntata del podcast.
The Investigation, come spoliazione invece antiretorica e anti-tragica di una ricerca di giustizia e di “ritorno all’equilibrio” che possa ricucire lo strappo della realtà generato da un omicidio. Ne abbiamo scritto qui, ed è una piccola gemma che consigliamo di recuperare.
E poi ovviamente Omicidio a Easttown come vera e piena tragedia del nostro tempo, anche questa dall’ambientazione profondamente americana. E profondamente tragica, ma con una diversa radicalità, coerenza, e soprattutto riuscita. Certo, Omicidio a Easttown è probabilmente la miglior serie dell’anno: ma il paragone ci sta, ed è istruttivo. Ciò che Your Honor costruisce per accumulo a volte melodrammatico, Mare of Easttown lo ottiene per sottrazione. A partire dalla performance magistrale di Kate Winslet, giustamente premiata agli Emmy.
Su Omicidio a Easttown potete leggere il nostro articolo o ascoltare due puntate del podcast di Mondoserie. La prima puntata è molto vicina all’articolo e ai suoi contenuti. La seconda e più recente è una discussione a due voci sulla morte dell’american dream in questa bellissima e sofferta miniserie.