Uscita ad aprile 2021 su Netflix, la miniserie in otto episodi The Serpent ripercorre gli omicidi di Charles Sobhraj, serial killer indiano-vietnamita naturalizzato francese. Negli anni ‘70, spacciandosi per mercante di pietre preziose, seminò il terrore nel mondo degli hippies viaggiatori in Asia.
Se siete appassionati di atmosfere esotiche e di assassini seriali, potreste senz’altro essere intrigati da TheSerpent – il serpente –, soprannome dato al killer, tutt’oggi incarcerato in Nepal, per la sua personalità tanto ammaliante quanto letale. Protagonista di questa serie commissionata dalla BBC e girata in Thailandia è lo straordinario Tahar Rahim, attore francese di origine algerina, conosciuto per la sua interpretazione nel film il Profeta di Jacques Audiard. Egli seduce non solo le sue vittime ma anche gli spettatori. Ed è talmente convincente nel suo ruolo, talmente camaleontico e ipnotico che, pur essendo io una sua fan, all’inizio non l’avevo riconosciuto. Jenna Coleman incarna Marie-Andrée Leclerc, sua incantevole fidanzata e complice di molti delitti.
Purtroppo non tutti gli altri interpreti sono a tale altezza, costringendoci talvolta ad interminabili ed inespressivi primi piani o a noiose digressioni con forzato accento europeo.
La fascinazione occidentale per un’Asia mitica.
La serie ha comunque il merito di riportarci in un capitolo di storia piuttosto inquietante: il mondo hippie e la fascinazione del ricco occidente per un’Asia quasi ancora vergine, pronta però ad ingoiare centinaia di sprovveduti ragazzi bianchi che, zaino in spalla, si persero tra le montagne del Nepal, nelle confuse metropoli della Thailandia o nei fumi dell’eroina afghana. L’Hippie trail, il mistico viaggio intrapreso da molti e narrato in centinaia di libri, film e canzoni, mi ha sempre lasciata piuttosto perplessa.
Quando al liceo lessi di sottobanco “Flash Katmandu, il grande viaggio”, un’autobiografia di un hippie francese che finì in pessime condizioni nelle peggiori topaie nepalesi, arrivai presto alla conclusione che, se per alcuni fu ‘la via dell’illuminazione’, per altri l’hippie trail si tramutò in un inferno senza ritorno.. Dicevano i Rolling Stones in ‘Sympathy for the devil – “and I laid traps for troubadours / who get killed before they reached Bombay”. Scommetto poi che Agli occhi di alcuni asiatici pieni di problemi, questi ragazzi dagli occhi spiritati e il portafogli visibilmente gonfio, che si aggiravano nelle loro città abbracciandosi e cercando LSD, dovevano dare sui nervi a tal punto da non farsi alcuna remora nel fregarli e derubarli. Charles però arrivò ad ucciderne metodicamente almeno una dozzina, se non di più. Perchè?
L’odio per quei voraci “bamboccioni bianchi”.
Durante uno degli episodi Ajay, il braccio destro di Charles che da qualche tempo lo aiuta a far fuori gli hippies, passa la notte con una di loro a Kathmandu. Invece di derubarla e ucciderla, se ne innamora. Il Serpente lo scopre e mette fine alla loro relazione nascente con queste parole:
“Perché pensi che questi bamboccioni bianchi rinuncino all’agio e alla ricchezza in cui sono nati per venire in un posto come questo? Perché quando sono qui, dormono nei nostri squallidi letti e pregano le nostre divinità? Questa esperienza nella nostra terra li porterà solo a tornare a casa con al collo una falsa collanina tribale. Loro viaggiano solamente per comprare. E’ un’altra forma di colonialismo”.
Ma Sobhraj non disprezza solamente gli hippies. Inganna chiunque gli si avvicini, donne e complici compresi. Si tratta certamente di uno di quei geniacci del male che tanto affascinano il grande pubblico. La serie si concentra in modo particolare negli anni in cui il Serpente e Monique compiono la lunga serie di uccisioni di turisti tra la Thailandia, il Nepal e l’India. Tutte le vicende si svolgono attorno alle vittime che lentamente, in modo ipnotico, vengono ingannate dalla coppia.
The Serpent, oggi: cosa ne è stato del serial killer.
Ma prima di darsi agli omicidi seriali, Charles aveva compiuto innumerevoli furti ed evasioni. E anche dopo essere stato condannato per pluriomicidio riuscirà con il suo carisma ad avere una vita privilegiata in carcere e ad evadere nuovamente nel 1986, dando una bella festa per le guardie e drogandole tutte (una sua specialità) per poi darsi alla fuga. Dopo altri numerosi arresti, riuscirà ad ottenere la libertà e a farsi inviare in Francia nel 1997.
Poco fuori Parigi vivrà una vita agiata lucrando sulla propria fama: con l’aiuto di un agente chiederà somme altissime a qualsiasi giornalista, biografo o regista che si interessi alla sua storia. Nessuno sa però cosa gli fosse preso nel 2003 quando, in un impeto di folle entusiasmo, ritorna in Nepal, uno dei pochi paesi dove può ancora essere arrestato, con l’idea, forse, di aprire un commercio di acqua minerale. Fatto sta che mentre gioca a carte in un bordello di Kathmandu viene riconosciuto da un giornalista dell’Himalaya Times che gli si mette alle costole fino a smascherarlo. Oggi, all’età di 80 anni e in pessima salute, Charles Sobhraj langue in una prigione nepalese, mentre The Serpent brilla su Netflix.
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