1992 è una serie italiana, prima parte di una trilogia che comprende 1993 e 1994 (26 episodi: Sky e NOW, 2015 – 2019), nata da un’idea di Stefano Accorsi (che ne è anche protagonista). La serie è scritta da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, per la regia di Giuseppe Gagliardi (Tatanka), e prodotta da Wildside, con colonna sonora a cura di Davide Dileo (Subsonica). 1992 racconta, attraverso situazioni e personaggi di fantasia accostati a nomi e fatti di cronaca, gli anni che vanno dalla nascita di Tangentopoli all’inizio della Seconda Repubblica.
Dopo essere stata presentata al Festival internazionale del cinema di Berlino, al suo debutto 1992 è stata trasmessa in contemporanea in diversi altri paesi europei, tra cui Germania, Austria, Regno Unito e Irlanda. I protagonisti fittizi della serie vengono ampiamente introdotti fin dal primo episodio. Su tutti Leonardo Notte (Stefano Accorsi), ex sessantottino ora tra i dirigenti di Publitalia, a stretto contatto con Marcello Dell’Utri.
Segue Veronica Castello (Miriam Leone), aspirante celebrità televisiva disposta a tutto pur di far carriera. Vi è poi Luca Pastore (Domenico Diele), poliziotto da poco entrato nella squadra guidata da Antonio Di Pietro (Antonio Gerardi). Beatrice ‘Bibi’ Mainardi (Tea Falco), giovane e ribelle ereditiera di un magnate del settore sanitario. E infine Pietro Bosco (Guido Caprino), reduce dall’Iraq, a cui – essendosi trovato al posto giusto e al momento giusto, oltre ad aver messo in fuga due balordi albanesi – viene offerta una carriera nella Lega Nord.
Sei personaggi in cerca d’autore
I destini di questi personaggi sono strettamente – spesso surrealmente – intrecciati tra loro, tra Milano e Roma, su uno sfondo che vede tra i suoi personaggi secondari – oltre ai sopracitati Dell’Utri e Di Pietro -,i nomi storici di Silvio Berlusconi, Gherardo Colombo, Saverio Borrelli, Umberto Bossi e tanti altri. Ma anche altri nomi fittizi. Ad esempio, Michele Mainardi (Tommaso Ragno), padre di Bibi, è l’amante di Veronica e al contempo l’oggetto della vendicativa indagine condotta da Pastore. Vendicativa perché il giovane ha contratto l’HIV, assieme ad altre sessantamila persone, con una trasfusione di sangue proveniente da sacche infette dell’azienda sanitaria dell’imprenditore milanese. Bibi sarà amante di Pastore e di Notte, che diverrà a sua volta amante della Castello. Che farà però perdere la testa anche a Bosco…
Già da qui si percepisce il rischio di atmosfera da soap che da subito corrompe la credibilità della serie. 1992 lancia l’ambiziosa sfida di confrontarsi con il recente passato del paese. Confronto che segue l’uscita di Romanzo Criminale e poi sopratutto di Gomorra, entrambe grandi produzioni Sky, tratte dalla cronaca criminale più significativa degli ultimi decenni (Banda della Magliana e Camorra). 1992 e successive sono un’inedita e audace mescolanza di generi, che vanno per l’appunto dal crime al politico e al sentimentale. Mescolanza non sempre riuscita, anzi spesso piena di imbarazzanti e sgangherate lacune in sceneggiatura.
Basti pensare all’oscuro passato del giovane Notte (anche la scelta dei cognomi – Notte, Pastore, Bosco, Castello – è ingenuamente significativa o, se si vuole, significativamente naïve): leader contestatario dell’estrema sinistra studentesca, viene arrestato per il possesso illegale di una pistola e subdolamente costretto dalle forze dell’ordine a smerciare eroina tra i suoi compagni rivoltosi…
1992: tra Mad Men e Forza Italia
La versione adulta di Leonardo è invece quella di un pubblicitario di successo, cinicamente conservatore e mondano tombeur de femme, ben inserito nell’alta società milanese. A lui Dell’Utri affiderà il compito di capire come opporre l’ala moderata del paese alle sinistre, data l’instabilità del paese e la sua precaria situazione politica. Incipit Forza Italia. Perché – come dice un disincantato membro del pool di Di Pietro – “in politica tutto cambia, è in continuo divenire, in balia degli umori e delle contraddizioni di un elettorato volubile”… Come Notte ha capito benissimo. Naturalmente Accorsi si è ritagliato un ruolo perfettamente su misura, ispirato, per ammissione degli stessi autori, al Don Draper di Mad Men: seducente, elegante, calcolatore, tra sigarette e champagne, splendide donne e complicate manipolazioni… Il suo privato è segnato da ricatti e figlie a cui non sapeva di voler bene (il tutto andrebbe però declinato al singolare: un solo ricatto e un’unica figlia).
L’ex militare Pietro Bosco, congedato dall’Afghanistan con disonore a causa della sua onestà, è una testa calda. Una testa che non sa più bene dove sbattere. Almeno fino a quando l’episodio con gli albanesi non lo trasforma in un simbolo di quelli cari alla Lega Nord. Con l’entrata in parlamento e, più in generale, tra gli intrallazzi e i compromessi di quel mondo, imparerà poco a poco a raffreddare i suoi istinti e a sfruttare le situazioni a proprio vantaggio. Bibi, giovane e ricca ribelle, amante dei rave e della droga, scopre di essere stata dal padre messa a capo della holding di famiglia: decide dunque di cambiare radicalmente stile di vita, diventando una seria donna in carriera (anche se, partendo direttamente dalla vetta, non è che ci sia realmente una carriera da fare).
Dobbiamo salvare la Repubblica delle banane…
Pastore è ossessionato dalla vendetta, e questo lo porterà ovviamente a compiere delle scelte professionalmente ed eticamente assai discutibili. Veronica Castello è inizialmente la sexy soubrette di una piccola emittente televisiva locale. Passando di letto in letto (tanto per dire, perché la si vede fare sesso ovunque tranne che in camera da letto), si avvicina sempre più alla realizzazione del sogno: condurre Domenica In (sic). “Chi ti dovevi scopare, te lo sei già scopato” – le verrà fatto elegantemente osservare da un responsabile del casting… Queste le figure preminenti nella narrazione del triennio che si è soliti considerare come una svolta epocale nella storia italiana. Seguiamo le loro sconvolgenti e assurde storie sullo sfondo di un contesto sociale in piena protesta e della conseguente esplosione di nuovi fenomeni politici. “Dobbiamo salvare la Repubblica delle banane” – così Dell’Utri si rivolge a Notte. Nel mentre Di Pietro fa arrestare Mario Chiesa, sognando di arrivare a Bettino Craxi.
L’idea originale di Accorsi (tra gli addetti ai lavori #daunideadistefanoaccorsi era divenuto un tormentone) è stata sicuramente brillante. Non altrettanto però la sua esecuzione, che pur essendo molto curata dal punto di vista formale, indugia troppo in sterili semplificazioni, spesso smarrendosi nei labirinti narrativi che sono le vite dei suoi protagonisti. L’ambientazione e la patina di quei primi anni Novanta vengono restituite in maniera ineccepibile. Ma la stereotipata superficialità con cui vengono trattati alcuni passaggi chiave di quel periodo di cambiamento (tra cui la morte di Falcone e Borsellino) contrasta con gli incredibili (nel senso di non credibili) colpi di scena con cui si snodano i percorsi di Notte e compagnia bella.
Lo zeitgeist di 1992, 1993 e 1994
Talvolta questa aggrovigliata leggerezza da spudorato melò, in opposizione agli stravolgimenti politici allora in atto nel paese, è davvero spiazzante. Dal PM alla showgirl, dall’imprenditore corrotto al poliziotto corrotto, dal parlamentare alla miliardaria, tutti i personaggi perseguono in modo quasi del tutto automatico – e colpevolmente prevedibile – il proprio obiettivo.
Lo zeitgeist di 1992, 1993 e 1994 è incarnato da burattini che parlano per sterili slogan e citazioni semicolte, Notte in primis. A tale proposito siamo controvoglia costretti a segnalare una sua interpretazione non sempre in parte, per così dire. Recitazione che contraddistingue un po’ tutti gli attori della serie, a parte alcune felici eccezioni – tra cui il Bosco di Caprino, il Di Pietro di Antonio Gerardi e il Berlusconi di Paolo Pierobon. Tra l’altro il Di Pietro di 1992 è molto più aitante, funzionale e grammaticalmente ineccepibile di come generalmente lo si ricordi. Tanto che tutt’oggi il nostro conferma i suddetti ricordi: criticando aspramente la serie, Tonino ha affermato che “farebbe rigirare nella tomba Borrelli”.
Tornando alle performance attoriali, si ha talvolta la sensazione di essere dalle parti di Boris: ad esempio osservando le reazioni al classico evento inaspettato: tutti basiti (F4). In sostanza, in questa serie tutto è troppo semplice e fin troppo chiaro. Dalle intenzioni dei protagonisti alla genesi del berlusconismo. Certo, 1992 e seguenti non è un documentario, né ha mai avuto la pretesa di essere un’inchiesta dettagliata ed esaustiva su tale eccezionale periodo.
La mitologica fiction di 1992
E vi sono anche alcune felici intuizioni: l’incontro in bagno tra Notte e il Cavaliere, con quest’ultimo che gli suggerisce di pulire “o gli altri penseranno che sei stato tu”. Le frecciate alla scuola steineriana. Il discorso del ‘publitalista’ sul potere delle lolite di Non è la Rai nell’immaginario erotico del frustato padre di famiglia italiano. Discorso con cui convince un riottoso inserzionista ad investire in pubblicità nelle reti Mediaset…
Assieme al sopracitato programma pomeridiano di Boncompagni, compaiono anche la sigla di Buona Domenica e il motivetto di Casa Vianello. Tutte icone, nostalgiche ed inquietanti al contempo, di una televisione entrata di prepotenza nei salotti e nelle teste degli italiani. Prodromica al berlusconismo, che sarà la reazione politica e culturale a Mani Pulite e Tangentopoli. Una reazione a lungo, lunghissimo termine, in cui l’ideologia viene sostituita dal marketing. E a buon mercato in 1992 si svende il passato di questo paese, raccontato come in una fiaba noir intessuta di compromessi e corruzione. La realtà, come sovente accade in queste opere, diviene mitologica fiction. Certo, la libera rielaborazione narrativa, pur in un contesto di fatti di cronaca, è doverosa in un’opera di finzione che – ribadiamo – non ha carattere di documento storico. Il problema sorge però quando tale creazione è debole ed inconsistente, già in fase di sceneggiatura. Ciò spiegherebbe anche la debolezza di talune prove attoriali, pur avvalendosi di scene e costumi curati fino al minimo dettaglio. Se il personaggio è scritto male, è molto più facile che l’attore soccomba in esso piuttosto che lo trascenda interpretativamente.
Ciò premesso, passata la serie evento 1992, arriva 1993 e lì si tocca forse il punto più basso.
Da 1992 a 1993: Cosa fa, Notte, si tocca?
I protagonisti di fantasia sono naturalmente i medesimi, a cui se ne aggiungono altri minori. Come nella prima stagione era stato per il poliziotto corrotto Rocco Venturi (Alessandro Roja), in questa seconda abbiamo la giornalista di sinistra Giulia Castello (Elena Radonicich) – sorella di Veronica, dalla quale apprende che il sesso può essere anche un’arma. O la semplice Arianna (Laura Chiatti), ex fidanzata di Venturi che sta ora con Notte. La telenovela continua imperterrita il suo strabiliante e straniante corso. Ma in 1993 pullulano anche nomi rilevanti del panorama politico, industriale e culturale del tempo: Massimo D’Alema, il professor Miglio, Gigi Marzullo, Indro Montanelli, Sergio Cusani (che in prigione diventa addirittura amico di Notte), l’ex ministro della sanità De Lorenzo e il suo amico Poggiolini… Se a questi nomi aggiungiamo quelli di Umberto Bossi (Pieraldo Girotti) e di Silvio Berlusconi, tra i protagonisti della stagione ispirati alla realtà, sembra non mancare proprio nessuno.
E continua imperterrita la connessione tra realtà e fiction, che mescola le irreali vicende private dei protagonisti con quelle pubbliche di Tangentopoli e dell’imminente primo governo del Cavaliere. Con lo sconfortante risultato della prevaricazione delle prime sull’importante momento storico. Con l’utilizzo dei soliti stereotipi, dai salotti della nobiltà romana al criminale mafioso, dalla showgirl agée in piena decadenza al ricco rampollo cocainomane – Zeno Mainardi (Eros Galbiati), fratello di Bibi. 1993 inizia con il lancio di monetine contro Craxi, la sera del 30 aprile, davanti l’Hotel Raphael di Roma. Ad osservare la scena, defilati, vi sono sia Notte che il Cavaliere. I due saranno praticamente inseparabili in questa stagione, tanto che Silvio farà visitare a Leonardo il proprio Mausoleo privato, sito in Arcore, con i loculi già riservati per gli amici più cari… “Cosa fa, Notte, si tocca?”
Da 1993 a 1994
Gli eclatanti fatti di cronaca del tempo sono sempre più intrecciati ai soliti noti: così, ad esempio, è Bosco a sventolare in parlamento il famoso cappio dei leghisti. Lo stesso Bosco sarà causa della rottura tra Miglio e Bossi. Il suicidio di Raoul Gardini è dovuto ad uno scoop giornalistico di Giulia Castello. Nell’attentato di via Fauro contro Maurizio Costanzo viene coinvolta invece la sorella Veronica. Che, dopo essersi trovata a gestire la pericolosa presenza di un filmino hard che la vede protagonista, si ritroverà a cantare felicemente l’inno di Forza Italia – naturalmente da candidata. Bibi veste ora eleganti tailleur e cerca redenzione per l’azienda del padre, macchiata di sangue infetto. Irene, la figlia di Notte, balla invece con le ragazzine di Non è la Rai e sniffa allegramente cocaina.
“In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro…” – scriveva Pier Paolo Pasolini.
E il futuro di questa serie arriva con 1994, terza ed ultima stagione. Perché l’ottavo ed ultimo episodio sarà ambientato nel 2011 – nei giorni della caduta dell’ultimo governo Berlusconi. Anche in 1994 troviamo molti personaggi noti dell’Italia di allora: Achille Occhetto, Enrico Mentana, Luciano Violante, Giovanna Melandri, Alessandra Mussolini, Irene Pivetti, Roberto Maroni… Rispetto però alle stagioni precedenti, in questa prevale finalmente una visione storica d’insieme. Le allucinanti vicende personali dei protagonisti persistono, ma finalmente non sovrastano lo spirito dell’epoca. I momenti clou si vivono tra l’inizio del nuovo esecutivo, in cui Notte si è ritagliato un ruolo extraparlamentare defilato, comunque molto vicino al presidente, l’agosto di Villa Certosa e il novembre del summit ONU ospitato a Napoli.
1992, 1993, 1994: così lontano così vicino.
Il Milan di Berlusconi vince la Champions League, l’Italia perde la finale del Mondiale e il nuovo governo di centrodestra sta per varare il discusso decreto Biondi. La prima delle famose leggi ad personam del Cavaliere. Bosco è parlamentare leghista e la Castello è in quota Forza Italia, sempre in combutta con Notte. Bossi e la Lega Nord devono scegliere se stare con Mani Pulite o se dare inizio ad una crisi di governo. Per questo Berlusconi ospita Bossi nella sua residenza estiva in Sardegna. Naturalmente saranno presenti anche Notte, Bosco e la Castello. Scenari politici e vicissitudini sentimentali diventano un tutt’uno nella cornice di Villa Certosa. Il seguito politico è noto. Ma è invece a Napoli, durante il prestigioso summit dove il Cavaliere è padrone di casa, che lo stesso è raggiunto dal suo primo avviso di garanzia per corruzione. Vicenda che qui vede in azione sia la reale figura del superprocuratore Francesco Saverio Borrelli che quella immaginaria della giornalista Giulia Castello.
Il salto temporale del finale, dopo 17 anni, è una sorta di resa dei conti tra i protagonisti. Ma soprattutto tra Leonardo Notte e Silvio Berlusconi. Fiction e cronaca ora si incontrano e si scontrano in un confronto che naturalmente non può essere ad armi pari. E non è certo difficile immaginare chi uscirà vittorioso da quest’ultimo duello. La serie ha indubbiamente il pregio di non prendere posizioni morali. Eventuali sentenze appaiono talvolta scritte, a puntellare l’esposizione dei fatti di allora, e nulla più. Tutto in 1994 è più essenziale ed equilibrato. La Storia e la storia fanno entrambe il loro corso, in quest’ultima stagione, sostenendosi a vicenda. Come avrebbe dovuto essere fin dall’inizio. Fin da quel lontano 1992.
Così lontano, così vicino.
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